La tradizione delle vele delle barche adriatiche diventa bene culturale tutelato da Zagabria
L’arte del navigare è stata inserita nel Registro della Repubblica croata. L’arrivo del decreto festeggiato nella sede dell’Ecomuseo di Rovigno

ROVIGNO. Da Zagabria arriva un altro riconoscimento alla tradizione marinara di Rovigno: l'«arte della navigazione con vele latine e al terzo» è stata iscritta nel Registro dei Beni culturali della Repubblica di Croazia. La vela latina, di forma triangolare, era molto diffusa fino al Settecento in Adriatico: in seguito si passò in maniera lenta e graduale alla forma trapezoidale, quella appunto della cosiddetta vela al terzo. Si può dire che l’arte della navigazione con queste vele tradizionali sia stata importata a Rovigno dalla laguna veneta, dove le imbarcazioni dei pescatori avevano fondo piatto per potersi muovere agevolmente sui fondali bassi. Si tratta delle batane, modesti scafi in legno utilizzati dai pescatori che per secoli con la loro attività hanno sfamato numerosi rovignesi. Prima dell'avvento del motore, i due tipi di vela erano usati anche per la propulsione di altre tipologie di barche, come i gozzi, le passere, le gaete, i leuti, i “topi”.
Fin qui la storia. L'iscrizione di questo tipo di navigazione, sancita da un decreto emanato dal ministero croato della Cultura e dei media, è stata celebrata all'Ecomuseo Casa della batana, cultore della tradizione marinara locale. È stato il suo presidente Marino Budicin a ricordare come la batana sia diventata simbolo di Rovigno, e come sia ormai riconosciuta a livello internazionale grazie all’opera dell’équipe di addetti che da anni contribuisce alla salvaguardia e alla promozione del patrimonio locale. «Siamo forse l'unica associazione - ha annotato Budicin - a contemplare due beni culturali posti sotto protezione in Croazia, ossia la batana e la vela latina e al terzo. E con la Comunità degli Italiani condividiamo un terzo patrimonio, cioè la bitinada, la tipica forma canora rovignese».
Le vele latine e al terzo oggi vengono usate con fini di diporto e tempo libero dagli appassionati della tradizione. Ogni anno a giugno si svolge la regata rovignese con questo tipo di vele, organizzata assieme al Club velico Maestral e all'associazione veneziana Vela al terzo: di solito vi partecipano una trentina di equipaggi provenienti anche dall’Italia e dalla Slovenia oltre che dalla Croazia.
Come detto, quello giunto ora è un nuovo riconoscimento per la tradizione marinara di Rovigno. Già nel 2016 infatti l’Ecomuseo è stato inserito nell'elenco del patrimonio culturale immateriale dell'Unesco. L'istituzione è stata premiata per avere valorizzato un elemento del patrimonio culturale immateriale della località, vale a dire l'arte della costruzione della batana, ponendolo al servizio dello sviluppo sostenibile della città. L’Unesco in quella occasione ha sottolineato come l’Ecomuseo abbia saputo implementare nel migliore dei modi i princìpi e i fini della Convenzione per la tutela del patrimonio culturale immateriale.
Fondato nel 2004, l'Ecomuseo garantisce con le sue attività che la tradizione venga non solo tutelata ma anche vissuta. Un impegno apprezzato dai residenti ma anche dai turisti, per i quali rappresenta una vera attrazione: sulla riva vengono infatti riproposti usi, costumi e tradizioni marinari. Negli ultimi anni durante i mesi estivi gli addetti dell'Ecomuseo hanno costruito in riva, davanti agli occhi dei passanti, le batane denominate Fiamita, Calsanta, Liliana e Arupina; e hanno restaurato Adria, Camaiore, Leonberg, Antonietta, Santa Croce, Regina, Antea e Loreta, tutte fatte scendere felicemente in mare. Le imbarcazioni sono usate di solito per le sfilate settimanali delle batane al tramonto.
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