La Serbia bonifica il fondo del Danubio, via la prima nave della flotta nazista
Poderosa operazione di pulizia lanciata dal governo. Si stima siano decine le imbarcazioni auto-affondate ottant’anni fa

BELGRADO Sembrava una fatica immane, un progetto al limite della megalomania, quasi irrealizzabile per ragioni di costo e complessità tecniche. Invece, dopo otto decenni, delle navi dimenticate nel fondo del grande fiume – ancora piene di armi ed esplosivi e anche per questo pericolosissime - stanno riemergendo, relitti di una storia remota. E allo stesso tempo affascinante.
Accade sul Danubio, in Serbia, dove questa settimana – ottant’anni dopo l’auto-affondamento – è tornata alla luce una piccola nave nazista, praticamente intatta, lo scafo incrostato di fango, condizione che rende impossibile risalire al nome dell’imbarcazione. Ma una cosa è certa: si tratta di una delle navi della cosiddetta Schwarzmeerflotte, la flotta della Marina tedesca che operava nel Mar Nero e sul Danubio e che, nel 1944, decise di auto-affondarsi durante la ritirata, anche per non abbandonare in mano a partigiani e Armata rossa preziose armi e munizioni.
Sprofondarono così nel grande fiume decine e decine di imbarcazioni – si parla addirittura di duecento – che cercavano di risalire il Danubio, a bordo migliaia di soldati e anche civili – per tentare una fuga disperata verso il Reich ormai in caduta libera. Fuga che, invece, si concluse nell’area di Prahovo, ai tempi Jugoslavia sotto occupazione, oggi Serbia, su quel Danubio che ancora oggi rimane un’arteria fluviale vitale per i traffici di merci. E lasciare adagiate sul fondale navi piene di esplosivi, in tempi di siccità sempre più frequenti che abbassano il livello del fiume, non è più possibile.
Da qui la scelta delle autorità di Belgrado che, a colpi di decine di milioni di euro, hanno deciso di bonificare il fiume. A primavera, i primi annunci che il progetto stava accelerando. Ora, finalmente, il primo ritrovamento, la piccola nave appunto – il cui scafo custodisce ancora intatte le casse di bombe e armi, arrugginite ma forse ancora pericolose. A svelarlo è stato sui social il ministro serbo delle Infrastrutture e dei Trasporti, Goran Vesic, che ha postato anche le foto della nave e del “tesoro” bellico e storico ritrovato al suo interno. E ha fatto il punto sull’ambiziosa opera di pulizia del Danubio in quel di Prahovo. Opera che riguarderebbe la rimozione totale di «circa 200 navi», affondate dai nazisti anche «per frenare la penetrazione della flotta fluviale sovietica nel Danubio», ha spiegato il ministro, ricordando che i russi riuscirono, nella primavera del 1945, a rimuoverne solo alcune per ripristinare la navigazione. Da allora «nulla è stato fatto per bonificare» il letto del Danubio «dalla flotta nazista». Fino a oggi. Tutto cambia con il recupero della prima nave, un’operazione estremamente complessa, condotta con grandi gru e argani e per niente semplice dal punto di vista della sicurezza.
Altre 21 saranno ripescate nei prossimi mesi, un’ottantina nel prossimo futuro. Ogni vascello recuperato, a partire dal primo, «viene sottoposto a ispezione approfondita» e poi alla «disattivazione degli ordigni esplosivi rimasti a bordo», con intervento degli artificieri, ha illustrato Vesic. —
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