La rovina della base radar che l’esercito jugoslavo utilizzava per vigilare sull’Adriatico e sui monti

La struttura era collegata con l’aeroporto militare sotterraneo

di Zeljava, pensato per resistere anche a un attacco nucleare

Andrea Marsanich

CARLOPAGO. Per decenni ha vigilato su metà della costa orientale dell'Adriatico, monitorando anche buona parte dell'area continentale della Croazia, pronta a segnalare l'eventuale arrivo del nemico. Occidentale o orientale che fosse. Oggi sta cadendo a pezzi, in stato di abbandono. È il triste destino al quale è andata incontro la base radar situata sul monte Panos, a 1.300 metri di altitudine, parte della catena del Velebit (Alpi Bebie): l'ex struttura militare sovrasta la località rivierasca di Carlopago (Karlobag), circa 130 chilometri a sud – est di Fiume, proprio di fronte all'isola di Pago. La defunta Armata popolare jugoslava l'aveva fatta costruire negli anni Sessanta del secolo scorso, e la struttura era amministrata dal Quinto corpo d'Armata con sede a Fiume.

La base radar – orgoglio dell'esercito jugoslavo – era collegata tramite il ripetitore nei pressi di Perušic al villaggio di Željava, dove si trovava il più grande aeroporto militare sotterraneo in Europa, realizzato dalla Jugoslavia titina e che avrebbe potuto resistere a un attacco nucleare. Sarebbe bastato il minimo segnale dalla base radar per fare scattare l'allarme a Željava. Oggi anche lo scalo è ricoperto da siepi e altre piante selvatiche.

La struttura del monte Panos non depone certamente a favore dello Stato croato: negli ultimi trent’anni - 33 per la precisione, cioè dall’indipendenza di Zagabria dall'ex Federativa - la base è stata spogliata del tutto. Mani leste hanno portato via quanto c'era di prezioso: infissi, maniglie, cavi elettrici e dei telefoni, arredamento, utensili, addirittura centinaia di metri di filo spinato e altro ancora. Un cacciatore, che amava passare nei pressi della struttura militare, perse un piede dopo la Guerra croato – serba di trent’anni fa, calpestando una mina antiuomo. L'area è stata bonificata, sostengono le autorità, e da allora non ci sono stati incidenti causati da ordigni mortali. Nei pressi c’è il grande bacino che raccoglieva l'acqua piovana (non c’è rete idrica sul Panos), un impianto di 200 metri cubi.

Sono in molti oggi a sostenere che sul monte Panos, in luogo dell'ex base dovrebbe venire costruito un rifugio alpino, idea caldeggiata anche da Mario Šaban, direttore del parco naturale del Velebit: «Ci eravamo rivolti al ministero croato della Difesa, chiedendo quale sarebbe stato il futuro dell'impianto – ha riferito Šaban – dal dicastero ci è stato risposto che non hanno rinunciato alla base radar, dando così a intendere che l'area continuerà a essere a uso militare». Di certo c’è che il complesso sta andando in rovina e chissà quanto tempo passerà ancora prima di un eventuale suo riuso.

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