La lunga strada di Semih, il primo turco ad ottenere l’asilo politico in Croazia

ZAGABRIA «C’è chi preferisce seguire la via sicura, già tracciata. A me piace essere quello che apre la pista». Semih Adiguzel siede composto e parla con voce pacata, ma dentro di sé nasconde una volontà di ferro. Questo studente di Giurisprudenza un paio di anni fa è diventato il primo cittadino turco a ottenere l’asilo politico in Croazia e, dopo non poche e-mail e telefonate, anche il primo rifugiato a convincere il ministero dell’Educazione di Zagabria a modificare i propri regolamenti nazionali.
Nato a Denizli, tra Smirne e Adalia, nel 1995, Semih è arrivato in Croazia sei anni fa come studente Erasmus. «Era il 2017, un anno dopo il colpo di Stato fallito in Turchia. La situazione nel mio Paese era tesa: più di centomila persone si erano viste ritirare il passaporto dalle autorità e io ero tra quelle», ricorda Semih. Suo padre, un hodja, ovvero un insegnante presso la moschea, era finito in carcere nell’ottobre del 2016, accusato di essere un sostenitore del movimento gülenista ormai considerato un’organizzazione terrorista. «L’Izmet, il movimento di Fethullah Gülen, si occupa di educazione e dialogo interreligioso. Ha costruito scuole e università in quasi 200 Paesi e in Turchia è molto presente. Fino al 2015-2016 Erdogan era un amico del movimento, poi ha fatto un voltafaccia», sostiene Adiguzel, che nel 2016 ha ricevuto da suo padre questo consiglio: «Trova un’opportunità e lascia la Turchia».
All’epoca studente al terzo anno di Giurisprudenza, Semih ha presentato una domanda Erasmus, ha riottenuto il passaporto ed è partito. «Una volta arrivato in Croazia, ho riflettuto a lungo sul da farsi e nel 2018, vedendo la situazione in Turchia, ho fatto domanda di asilo», prosegue lo studente, che è stato allora trasferito in un centro per richiedenti asilo poco fuori Zagabria, in attesa del verdetto delle autorità croate.
La risposta positiva è arrivata poco più di sei mesi dopo, nel febbraio del 2019, e Semih ha avviato allora il processo di iscrizione alla Facoltà di Giurisprudenza e di riconoscimento degli esami svolti in Turchia. «Mi hanno riconosciuto solo Diritto romano», ricorda il giovane sorridendo, ma all’epoca questo ha significato ricominciare gli studi da zero. Non solo, con l’inizio dei corsi è cominciata anche la battaglia di Semih per veder riconosciuto il suo diritto allo studio. «La categoria dello studente rifugiato non esisteva per l’amministrazione croata, così, per un motivo o per l’altro, non potevo ricevere borse di studio, accedere alla mensa o dormire alla casa dello studente, pur avendone diritto».
Nel 2020 Semih ha passato le settimane di lockdown e pandemia a leggere regolamenti e leggi, e a scrivere lettere di protesta a tutti gli uffici competenti. Finalmente, nel giugno del 2021, è arrivata la chiamata del ministero dell’Educazione croato. «Mi hanno invitato a discutere del problema. Abbiamo parlato per ore e quell’estate hanno modificato i regolamenti a livello nazionale», racconta Semih con orgoglio. La sua perseveranza gli è valsa non solo l’accesso alla casa dello studente, alla mensa e alla borsa di studio, ma anche il Premio per la promozione dei Diritti umani in Croazia che ha ricevuto l’anno scorso dal Centro per la Pace di Osijek.
Oggi Semih Adiguzel prepara gli ultimi esami all’università di Zagabria e collabora con varie associazioni sul tema dell’immigrazione e dei diritti umani, oltre a allenarsi per le gare di triathlon. Vorrebbe restare in Croazia e ha fatto domanda di nazionalità. Dall’altro lato, non vede la sua famiglia da anni e non sa quando potrà incontrarli di nuovo.
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