La gestione dell’Imu passa alla Regione Fvg e diventa Ilia: scendono le aliquote per negozi e magazzini. Ecco chi pagherà meno

Ufficializzata in Consiglio la nascita della nuova imposta. Risparmi per circa 10 milioni a vantaggio di 137 mila aziende
Diego D’amelio
Una veduta di Trieste
Una veduta di Trieste

TRIESTE Dal primo gennaio 2023 la gestione dell’Imu diventa regionale e per le imprese del Friuli Venezia Giulia si profila una riduzione complessiva di una decina di milioni, a vantaggio di circa 137 mila realtà contribuenti. Il Consiglio regionale ha approvato l’8 novembre con voto trasversale la riforma che permette alla giunta Fedriga di graduare l’imposta sugli immobili e alcuni emendamenti introducono subito le prime forme di abbattimento dell’Imu.

La nuova legge stabilisce per il Friuli Venezia Giulia un principio di autonomia fiscale, che nel caso dell’Imu rappresenta l’approdo dell’intesa sottoscritta a suo tempo dal presidente Massimiliano Fedriga e dal ministro delle Finanze Giovanni Tria. Il patto prevedeva la regionalizzazione dell’Imu: consentiva cioè alla Regione di modificare le aliquote, fermo restando il versamento allo Stato del dovuto. Significa che il gettito per le casse pubbliche rimane immutato, ma che la Regione avrà facoltà di ridurre il pagamento dell’Imu coprendo la differenza con risorse proprie. Le competenze statali non consentono invece alla Regione di modificare il valore catastale degli edifici.

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La legge introduce anche il cambio di denominazione: il Friuli Venezia Giulia passa dall’Imu all’Ilia. «Con l’approvazione dell’Imposta locale immobiliare autonoma – dice l’assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti – conquistiamo un pezzo fondamentale della nostra autonomia. Un passo avanti importantissimo, che permetterà alla Regione di effettuare scelte funzionali alle esigenze del territorio».

I primi effetti sono prodotti da alcuni emendamenti presentati dalla giunta. Viene ridotta da 1,06% a 0,96% l’aliquota massima applicabile dai Comuni per i fabbricati strumentali all’attività economica, ovvero uffici e studi privati, negozi, magazzini, laboratori, alberghi, cliniche private e istituti di credito. I municipi incasseranno 4,5 milioni in meno, che saranno ristorati al 100% dalla Regione.

Il secondo step è pensato per quei Comuni che dallo 0,96% decidano volontariamente di scendere fino a una soglia dello 0,86%, ovvero il limite minimo vigente nella legislazione italiana. In questo caso la copertura del minor gettito da parte della Regione si fermerà al 70% del valore scontato per un totale stimato di 5,5 milioni. Gli uffici dell’assessore Roberti calcolano che la manovra impatterà per 10 milioni sulle casse della Regione, dando un po’ di sollievo a più o meno 137 mila contribuenti, proprietari di circa 140 mila immobili.

La norma mantiene l’esenzione del pagamento sulla prima casa. Quasi tutte le aliquote minime applicabili rimarranno inoltre identiche a quelle vigenti in Italia: lo 0,5% per le abitazioni principali di lusso, lo 0,1% per i fabbricati rurali a uso strumentale, lo 0,76% per i terreni agricoli non esenti, lo 0,86% per gli altri immobili, di cui il testo regionale articola la definizione rispetto alla normativa statale, attraverso l’introduzione dei fabbricati a uso abitativo, degli immobili strumentali all’attività economica e delle aree fabbricabili: tutti fissati allo 0,86%.

Un’altra novità significativa riguarda i capannoni industriali. Stato e Regione hanno quantificato in 92 milioni la somma dovuta annualmente dal Friuli Venezia Giulia. La legge consentirà ai Comuni di incassare l’imposta e trattenerne una parte. Sarà la Regione a versare i 92 milioni allo Stato, lasciando ai municipi parte delle risorse come forma di sostegno finanziario.

Il Pd sposa la norma, che per Roberto Cosolini e Franco Iacop «reintroduce il concetto di federalismo fiscale». Nella maggioranza ci sono invece anche i soddisfatti a metà, come il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Nicoli, secondo cui «l’Imu è una tassa illiberale e una Regione autonoma ha il dovere morale di abrogarla». La giunta accoglie infine un ordine del giorno con cui il M5s chiede di arrivare all’esenzione dell’imposta sugli immobili del Porto franco internazionale di Trieste.

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