Via libera in Slovenia alla fecondazione assistita per donne single e coppie omosex
Approvate dal Parlamento le modifiche legislative dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Il partito del premier Golob: basta con le discriminazioni

La Consulta chiama e il Parlamento risponde a grande maggioranza, malgrado il no delle opposizioni e l’indignazione di organizzazioni anti-Lgbt. In Slovenia anche le donne single e quelle parte di una coppia dello stesso sesso potranno accedere alle procedure di riproduzione assistita.
È l’effetto delle modifiche legislative approvate dall’Assemblea nazionale di Lubiana, con 50 voti favorevoli e 29 contrari, alla cosiddetta Legge sul trattamento dell’infertilità e sulle procedure di fecondazione in vitro. Modifiche, ricordiamo, che erano state imposte da una storica sentenza della Corte costituzionale slovena.
La Consulta di Lubiana, nell’autunno del 2024, aveva infatti stabilito l’incostituzionalità delle norme finora in vigore, che di fatto escludevano dalle procedure di inseminazione artificiale solo le donne single e quelle che costituiscono coppie di fatto o sono sposate con persone dello stesso sesso.
Quella penalizzazione, avevano deciso i giudici a maggioranza, violava il «principio di non discriminazione», perché basata esclusivamente su ragioni derivanti da «circostanze personali» o da «orientamento sessuale», avevano chiarito i togati. Togati, ricordiamo, che avevano messo nel mirino la vecchia legge, approvata nel 2000 e non modificata da un referendum popolare sostenuto dal governo, due decenni fa.
A muoversi, tra il 2020 e il 2021, erano stati però alcuni deputati guidati da Matej T. Vatovec (Levica) e poi anche dal difensore civico per l’uguaglianza, Miha Lobnik, che avevano portato all’attenzione della Consulta norme a loro dire illegittime e oscurantistiche. La Corte a fine 2024 ha dato loro ragione, ricordando che in Slovenia le norme che cercano di difendere la famiglia “tradizionale” sono ormai del tutto contrarie al sentire comune e alla giurisprudenza di quella Slovenia dove oggi un terzo delle famiglie è composto da un solo genitore e le coppie sposate dello stesso sesso e quelle etero sono in posizione paritaria.
La Consulta, nella sua sentenza, aveva così dato alla politica un anno di tempo per adeguarsi. Ne è bastato molto meno: l’Assemblea ha recepito il messaggio e, con il voto favorevole, ha «eliminato una discriminazione che durava da vent’anni», ha esultato il partito Levica, parte della maggioranza.
«La riproduzione assistita» non deve essere un privilegio di pochi, ma «un diritto» e rappresentare una «libertà di scelta», ha fatto eco la socialdemocratica Meira Hot. Sulla stessa linea Jania Sluga, del Movimento Libertà del premier Robert Golob, che ha sottolineato che oggi «diversità» e «differenze» vanno accettate, mettendo un freno a ogni tipo di discriminazione.
Completamente diversa la voce delle opposizioni di centrodestra. La nuova legge dà priorità ai diritti degli adulti rispetto a quelli dei bambini, ha criticato il Partito democratico sloveno (Sds) dell’ex premier Jaez Janša, mentre Nuova Slovenia (NSi) ha sostenuto che le norme sono contrarie al concetto tradizionale di famiglia e genitorialità.
Intanto sulle barricate stanno già salendo il paladino della famiglia tradizionale, Aleš Primc, e il suo movimento di destra Glas za otroke in družine (Voce dei bambini e delle famiglie). Che hanno invocato un nuovo referendum per «proteggere il diritto del bambino ad avere un padre».
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