La Croazia attende l’euro e Schengen, le vecchie kune finiscono triturate
Verso la pensione con il nuovo anno la divisa introdotta nel 1994: la denominazione fu imposta dall’allora presidente Tudjman

TRIESTE. Dal prossimo Capodanno non spariranno solamente i confini tra Slovenia e Croazia per l’ingresso di Zagabria nell’Area Schengen, ma non ci saranno neppure più ”barriere” monetarie tra la Croazia e il resto dell’Unione europea che aderisce all’Eurogruppo, ossia i Paesi che hanno adottato l’euro quale valuta nazionale. Dall’1 gennaio 2023 si userà la stessa moneta per pagare dal Portogallo a Zagabria, passando per Parigi e l’Italia e da Berlino a Dubrovnik passando per Austria e Slovenia.
La Croazia si sta preparando già da tempo al cambio della valuta per passare dall’attuale kuna all’euro. La maggior “paura” che sta serpeggiando tra i consumatori croati è quella di un ulteriore aumento dei prezzi, già alle stelle per l’inflazione a due cifre, proprio con l’arrivo della moneta europea. Le autorità politiche e monetarie della Croazia continuano a negare che ci sia questo rischio e invitano i cittadini ad attenersi alle regole della transizione. Tra l’1 e il 14 gennaio 2023 i clienti potranno pagare servizi e prodotti in euro o in kune, e gli esercenti dovranno dare il resto in euro anche quando il pagamento sarà in kune. A partire dal 15 gennaio 2023, l'euro diventerà l'unica valuta di pagamento ufficiale in Croazia. La kuna croata, dopo essere stata utilizzata come moneta ufficiale per più di 28 anni, dunque, sarà sostituita dall'euro il giorno di Capodanno.
Le kune come moneta di carta e metallo e le lipa come monete in tagli inferiori a una kuna furono introdotte il 30 maggio 1994, in occasione della festa nazionale. In precedenza, la Commissione statale per il denaro aveva deciso alla fine di agosto 1991 che il denaro permanente in Croazia, dopo il dinaro croato, si sarebbe chiamato kruna (corona) e la sua centesima parte banica, ma successivamente, nel luglio 1993, su proposta di dieci deputati, il Parlamento decise che la moneta croata si sarebbe chiamata kuna (martora). Ci furono proteste in quanto tale era il nome del denaro circolante al tempo dello Stato indipendente di Croazia (Stato fascista fantoccio creato dall’Italia di Mussolini). Gli storici dicono che la decisione è stata ordinata dal presidente Franjo Tuđman in persona dopo l'incoraggiamento del membro della commissione e numismatico Dalibor Brozović.
La kuna verrà ritirata gradualmente e le banconote potranno essere cambiate a tempo indeterminato mentre le monete solo per tre anni. Dopo il primo anno, le monete potranno essere cambiate gratuitamente esclusivamente presso la Banca nazionale della Croazia (Cnb). Per motivi di tutela ambientale, ovvero per la commistione di colore sulle banconote e sugli elementi protettivi, la carta moneta sostituita non viene più bruciata, ma triturata tagliandola in pezzi più piccoli di un millimetro, e utilizzata alla fine del processo come isolante nelle opere di edilizia pubblica. È un'enorme massa di materiale. «Se le banconote che ritireremo, circa 500 milioni, fossero impilate una sull'altra, l'altezza sarebbe di quasi 50 chilometri, o come sei Everest», spiega il direttore esecutivo del settore contanti della Banca centrale, Tihomir Mavriček. Inoltre, 5.200 tonnellate di monete rimanenti, equivalenti al peso di 124 tram di Zagabria, che dovrebbero essere restituite, saranno vendute come materia prima, fuse e utilizzate per altri scopi.
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