La città di Pola ci riprova e per la terza volta candida la sua Arena a patrimonio Unesco

Partito il nuovo pressing sulla Commissione internazionale

I precedenti tentativi falliti a causa di restauri giudicati inadeguati

Valmer Cusma
L'arena di pola con i suo tre ordini di arcate ancora integri
L'arena di pola con i suo tre ordini di arcate ancora integri

Il maggiore centro istriano tenta per la terza volta di far inserire l’Anfiteatro romano nell’elenco dei beni del patrimonio mondiale dell’Unesco.

Lo ha annunciato alla stampa il sindaco Filip Zoričić che dell’iniziativa ha informato la ministra della cultura e dei media Nina Obuljen Korzinek. «Questa volta - così il primo cittadino - speriamo di aver maggior fortuna rispetto ai due precedenti tentativi falliti negli anni’ 90 dello scorso secolo».

Pur essendo considerato unanimemente il monumento storico-culturale più importante della Croazia, l’Arena di Pola, costruita nel 27 a. C., non figura ancora nell ’Olimpo dei beni culturali mondiali. Eppure per grandezza è il sesto anfiteatro romano al mondo e l’unico con tutti e tre gli ordini architettonici completamente conservati. Come importanza è considerato alla pari del Colosseo di Roma, dell’Arena di Verona, degli anfiteatri di Pompei, Nimes e Arles in Francia e di El Jem in Tunisia. C’è da chiedersi il perché di questa omissione.

La prima volta l’Arena venne candidata a patrimonio Unesco nel 1996. All’epoca l’Icomos, organo di consulenza professionale e scientifica della Commissione Unesco, aveva valutato che il monumento non disponesse dei requisiti necessari per il salto di qualità dal momento che gli interventi di restauro parziale eseguiti tra XIX e XX secolo non avevano rispettato a pieno i canoni di conservazione dei beni culturali. Tale giudizio era stato espresso anche in occasione della candidatura lanciata nel 1999.

A dire il vero nel 2018 c’era stato un terzo tentativo, bloccato però dal ministero croato della Cultura prima che arrivasse all’Icomos. Zagabria aveva detto no tenuto conto dei pesanti interventi strutturali che l’Arena ha subito nel recente passato. Negli anni Ottanta del secolo scorso, nello specifico, i sotterranei furono presi a colpi di martelli pneumatici per ricavarne una pizzeria e alcuni esercizi commerciali. I locali ebbero vita breve, ma è rimasto lo scempio compiuto sulla struttura dell’anfiteatro. E la terza bocciatura da parte dell’Icomos avrebbe precluso definitivamente altri tentativi.

Ora dunque si ritenta, con l’inclusione nella candidatura dello studio comparativo sugli anfiteatri romani nel mondo che potrebbe dare maggiore peso alla documentazione. L’Arena verrebbe cosi promossa al rango di altri importanti monumenti del paese, come il complesso episcopale della Basilica eufrasiana di Parenzo, il centro storico di Traù e la cattedrale di San Giacomo a Sebenico.

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