In Slovenia confini chiusi fino al 19 novembre

Lubiana fissa la prima proroga ma solo con Ungheria e Croazia. Il 2 novembre vertice con piantedosi salvo contrordini
Mauro Manzin

 LUBIANA Il rebus dei controlli ai confini nei Balcani occidentali si complica. Mentre il regime di Schengen è stato temporaneamente abolito tra Italia e Slovenia ufficialmente fino al 31 ottobre (ma il ministro degli Interni Matteo Piantedosi aveva anticipato al Piccolo che la misura si protrarrà per tutto l’inverno), il governo di Lubiana ha deciso che i controlli ai confini con Croazia e Ungheria proseguiranno fino al prossimo 19 novembre.

L’esecutivo sloveno, in un comunicato, ha spiegato che, come in precedenza, la sorveglianza sarà mirata e focalizzata sulla prevenzione del terrorismo, dell'estremismo e della criminalità transfrontaliera. Come precisato dallo stesso governo di Lubiana le autorità competenti continueranno ad effettuare controlli mirati, ciò significa che non fermano e controllano tutti coloro che attraversano la frontiera, ma solo alcune automobili o passeggeri.

La Slovenia ha introdotto i controlli alle frontiere sabato scorso in seguito alla decisione dell'Italia di controllare il confine sloveno. Come l'Italia, anche la Slovenia ha inserito tra i motivi per decidere di ripristinare temporaneamente il controllo le minacce all'ordine pubblico e alla sicurezza interna nell'Unione europea, la situazione in Medio Oriente e in Ucraina e la prevenzione del terrorismo.

Il primo ministro Robert Golob ha dichiarato giovedì a Bruxelles la sua aspettativa che l'Italia eliminerà il controllo delle frontiere entro Natale, in modo che la Slovenia possa farlo al confine con Croazia e Ungheria. Roma, come detto, ha già indicato che i controlli potrebbero continuare per tutto l'inverno, ma non c'è ancora stata alcuna conferma formale da parte del governo italiano di una possibile estensione della durata dei controlli alle frontiere.

Del ripristino della sorveglianza e di come ridurre al minimo l'impatto dei controlli sui cittadini di questi tre Paesi che attraversano quotidianamente il confine si dovrebbe discutere il 2 novembre a Trieste tra i ministri dell'Interno di Slovenia, Boštjan Poklukar, dell’Italia Matteio PIantedosi e della Croazia Davor Božinović. Il 14 novembre poi il premier sloveno Robert Golob farà visita alla collega italiana Giorgia Meloni, con la quale parleranno anche di controlli alle frontiere.

Durante questo periodo di stop del regime di Schengen con Ungheria e Croazia la polizia slovena ha fermato solamente due sospettati al confine croato e sei a quello magiaro. A essere bloccati sul valico con la Croazia sono stati un cittadino ecuadoregno che ha esibito il passaporto e un filippino che non aveva documenti e non aveva il permesso di soggiorno nei Paesi dell’Unione europea. Secondo quanto comunicato dal capo della polizia di frontiera di Capodistria, il cittadino dell’Ecuador ha chiesto asilo politico. L'introduzione dei controlli alle frontiere tra gli Stati membri dell'Unione europea non significa la sospensione di Schengen, ha semplicemente commentato a Zagabria il capo della diplomazia croata Gordan Grlić Radman il quale, peraltro, non ha risposto direttamente se la Croazia sta pensando di aumentare il livello di sicurezza contro le minacce terroristiche, come hanno fatto Slovenia e Austria.

Intanto si registra la protesta del sindaco del comune di Kumrovec Robert Šplajt il quale ha dichiarato all'agenzia di stampa croata Hina che, a causa del gran numero di residenti frontalieri nel nord della Croazia, si dovrebbe trovare una soluzione migliore rispetto al ripristino del controllo al confine con la Slovenia. Secondo Špljat sono decine di migliaia coloro che ogni giorno attraversano i valichi con la Slovenia per lavoro o motivi famigliari e ha anche precisato come, nonostante le ripetute promesse del passato, la Slovenia non ha ancora rimosso la recinzione di filo metallico.

Riproduzione riservata © il Nord Est