Il primo viaggio della Regina Elisabetta in un Paese socialista: a Belgrado nel 1972 venne accolta da Tito

Nell’allora Jugoslavia pare non fosse riuscita a dormire a causa del gracidare delle rane

Stefano Giantin
La foto ufficiale dell’epoca
La foto ufficiale dell’epoca

Commozione nel Regno Unito, tributi da tutto il mondo. E anche i Balcani non fanno eccezione, rispolverando vecchie memorie di un passato glorioso. Balcani dove la morte della Regina Elisabetta ha fatto riaffiorare alla memoria un suo viaggio ufficiale, storico, il primo in un Paese socialista. Era il 1972, hanno ricordato ieri i media dei Paesi dell’ex Jugoslavia, quando la Regina, che ai tempi aveva 46 anni ed era già da venti sul trono a Londra, scelse proprio la Jugoslavia di Tito come meta del suo primo viaggio ufficiale in una nazione fuori dal blocco occidentale – o meglio, a cavallo dei blocchi, come era allora la Federazione del Maresciallo, leader dei Paesi non allineati – capace di sfruttare al meglio il suo ruolo di ponte tra Ovest ed Est.

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Jugoslavia che accolse Elisabetta, accompagnata dal marito Filippo e dalla principessa Anna, la loro figlia 22enne, come una vera star, con scene per molti inaspettate, per un Paese socialista. «Migliaia di jugoslavi hanno riempito le strade imbandierate di Belgrado per dare il benvenuto alla Regina Elisabetta II», scrissero le agenzie internazionali al seguito, raccontando di marciapiedi affollatissimi per vedere la Regina passare, su una macchina scoperta, lungo i viali di Belgrado, dopo essere atterrata all’aeroporto della capitale. Con lei, sull’auto, il padrone di casa, Josip Broz Tito, che aveva fortemente voluto quel viaggio per celebrare i suoi ottant’anni di vita. Fu proprio Tito, accompagnato dalla consorte Jovanka, ancora non caduta in disgrazia, ad accogliere Elisabetta all’aeroporto. E sempre il Maresciallo onorò Filippo con la maggiore onorificenza jugoslava di quell’epoca. Tito, bon viveur e amante di uniformi eleganti, vestiti costosi, medaglie e cibi raffinati, che organizzò l’accoglienza alla coppia reale inglese nei minimi dettagli, mettendo loro a disposizione il “Beli Dvor”, l’ex palazzo reale della monarchia jugoslava.

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A Elisabetta il luogo non piacque troppo, non riuscì a dormire a causa del gracidare delle rane e se ne lamentò, spingendo Tito a ordinare una vera e propria caccia ai fastidiosi anfibi, la leggenda che ancora oggi circola. Un’altra storia racconta invece di una Elisabetta particolarmente colpita dalla Jugoslavia e soprattutto da Tito e dall’opulenza della sua “corte”. «Se costui è un fabbro ferraio», un riferimento alle umili origini del Maresciallo e al suo primo lavoro, «allora io non sono la Regina della Gran Bretagna», avrebbe detto Elisabetta. Regina che passò quattro giorni nel Paese, visitando anche Ragusa e Zagabria e giocando a golf con Tito. Ma la Regina tenne a visitare anche la tomba dell’equivalente del Milite ignoto nei pressi di Belgrado, per segnalare «la vicinanza tra due Paesi che combatterono insieme nelle due guerre», si vede nei cinegiornali dell’epoca. Nazioni che rimanevano «amiche, dopo essere state alleate». Carlo, il nuovo Re, non accompagnò nel ’72 la madre. Ma in molti ricordano ancora la sua visita nel 1978. A fare gli onori di casa, come sei anni prima, sempre Tito.

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