Il governo croato propone limiti alle aperture festive di negozi e locali pubblici: No dei ristoratori della costa
In discussione il disegno di legge presentato dal premier Plenkovic
che fissa un tetto di 16 domeniche lavorate. Favorevoli sindacati e Chiesa

ZAGABRIA In Croazia torna d’attualità il dibattito sui limiti alle aperture domenicali di negozi, locali e servizi di trasporto. La materia sarà regolamentata nella nuova Legge sul commercio che sta già sollevando un polverone sia da parte dei commercianti sia dai ristoratori. Questi ultimi, in particolare, convinti che limitare le aperture festivi vanifichi ogni tentativo di prolungare la stagione turistica.
Il disegno di legge è stato presentato dal premier Andrej Plenkovic per il quale «la finalità è trovare il giusto equilibrio tra il lavoro e la vita familiare e in questo senso a ogni soggetto economico sarebbe consentito di lavorare 16 domeniche all’anno, con l’eccezione per quei servizi che normalmente sono attivi di domenica». A Plenkovic ha fatto eco il ministro dell’Economia e sviluppo sostenibile Davor Filipovic precisando che chi lavorerà di domenica sarà adeguatamente pagato. Chi invece si rifiuterà di lavorare di domenica non potrà essere licenziato.
Va detto che finora sono falliti i due precedenti tentativi di far chiudere i negozi nei giorni festivi, ci riferiamo agli ex governi del defunto Ivica Racan e di Ivo Sanader. Ora l’Accadizeta di centro destra che comanda in Croazia, torna alla carica con il forte sostegno della Chiesa. Stando a qualche parere, a far scattare la molla, sarebbe stato il notevole calo dei cattolici in Croazia emerso dal recente censimento. Un crollo al quale si tenta di porre rimedio facendo di tutto per spingere la gente alla santa messa domenicale. In linea di massima i sindacati appoggiano la proposta di legge con l’osservazione però che il lavoro domenicale dovrebbe venir adeguatamente pagato. Sulla stessa linea di pensiero la maggior parte dell’opinione pubblica, ossia il 70% degli interpellati nell’inchiesta, citata dalla televisione pubblica.
C’è però anche una grossa fetta di contrari: i ristoratori della costa adriatica per i quali la limitazione a 16 domeniche di apertura spazzerebbe via ogni possibilità di prolungare la stagione turistica e di incrementare i consumi extrapensione che, come affermano, incidono in maniera determinante sul PIL del paese. «Da una parte facciamo di tutto per attirare i villeggianti - dicono -e dall’altra non saremo in grado di offrir loro i servizi richiesti. Nel turismo non esistono le domeniche, di limitazioni si potrebbe parlare unicamente nella Croazia continentale». Proprio per il fatto che il turismo incide sul PIL nazionale nella misura del 20 percento, sembra farsi strada la convinzione che sarà destinato a naufragare anche questo tentativo di tenere chiusi di domenica i negozi, e ora anche i locali di ristorazione.
Secondo varie opinioni il tema sarebbe un tentativo del governo di sviare l’attenzione dai grossi problemi del paese come la corruzione, l’inflazione e il tenore di vita in continuo calo. Comunque si presenta lungo e articolato l’iter della proposta di legge che se approvata, non entrerebbe in vigore prima del 2024.
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