Fra l’arrivo dei russi e le speculazioni a Belgrado una casa costa come a Parigi
Il fenomeno investe l’intera regione: da Spalato a Tirana esplodono
i prezzi degli immobili. Si arriva fino a diecimila euro al metro quadro

BELGRADO Scommessa sul mattone come investimento sicuro in tempi incerti e difficili, speculazioni, sospetti di riciclaggio di denaro sporco, e le certezze - almeno in Serbia - di un mercato “dopato” dall’arrivo dei russi. Sono queste alcune delle tante spiegazioni, probabilmente tutte valide, di un fenomeno che sta facendo discutere i Balcani e che potrebbe presto trasformarsi in un ingovernabile guaio: si tratta dell’esplosione dei prezzi degli immobili, un trend che sta interessando tutte le nazioni della regione.
L’esplosione è iniziata nel 2020, l’anno del Covid, ma sta assumendo contorni incredibili ora, con i prezzi delle case e degli appartamenti che da Belgrado a Zagabria fino a Tirana e a Sarajevo stanno toccando livelli da capitali europee ambitissime, come Parigi o Berlino. Per la Serbia ad esempio si parla di un giro d’affari, riferito solo al primo semestre dell’anno in corso, di 3,6 miliardi di euro in compravendite, di cui la metà nella sola Belgrado, con un aumento del valore del 25% rispetto al 2021. E i prezzi al metro quadro schizzano alle stelle. Oggi con mille euro al metro quadrato ci si deve accontentare di un appartamentino nell’estrema periferia: quella cifra bastava, solo dieci anni fa, per un pied-à-terre in pieno centro. Per un appartamento in nuovi quartieri ricercati come “Belgrado sull’acqua”, si evince dagli ultimi dati resi pubblici in questi giorni dalle autorità serbe, si sale invece fino a 7.000-10.000 euro al metro quadro, cifra esorbitante per un Paese dove il salario medio non supera i 500 euro al mese.

Lo scenario è speculare nella vicina Croazia, con Zagabria che ha registrato prezzi massimi fino a 8mila euro al metro quadrato e aumenti generalizzati del 30% nel giro degli ultimi mesi, ha raccontato in questi giorni la stampa locale. Solo casi isolati? Non sembra. A Sarajevo si arriva oggi a dover pagare fino a 3.000 euro al metro quadro per gli immobili di categorie più alte, mentre in Montenegro ne possono bastare 1.400, anche sulla costa adriatica, ma si tratta pur sempre di una crescita del 30% rispetto al 2020, ha scritto il quotidiano Vijesti.
Non è tutto. Facendo qualche calcolo e mettendo a confronto salari medi e costo degli immobili elaborati dal portale Numbeo, il settimanale serbo Vreme ha confermato che, ad esempio, Belgrado è ormai la sesta città più cara al mondo per costo degli appartamenti in confronto con i redditi, ma al top ci sono anche Dubrovnik, Spalato, Tirana, Novi Sad, Nis, così come Skopje, Banja Luka, Zagabria, tutte fra le prime cinquanta.
Come spiegare un fenomeno che per molti esperti sta assumendo i contorni di una bolla ingiustificata pronta a scoppiare? Si teme l’inflazione a due cifre e perciò si punta sul mattone, nell’interpretazione riassunta da Stojan Colakov della Camera serba dei costruttori. Il denaro sporco derivante da traffici di droga, armi e attività criminali si ricicla facilmente in immobili, è invece il sospetto della Global Initiative against Transnational Organized Crime, con l’allarme lanciato già l’anno scorso nel pieno del boom edilizio che sta interessando tutti i Balcani, e confermato dal fatto che gran parte degli acquisti avviene in contanti.
Ma c’è di più. «Da un giorno all’altro vogliono appartamenti, uffici, case, sono disposti a spendere qualsiasi cifra», spiega Sylvia, esperta di immobili in Serbia. Parla dei russi, che si rifugiano a Belgrado e in Montenegro in fuga dal regime di Putin in numeri sempre più elevati e sono pronti a sborsare cifre fuori mercato per trasferire nei Balcani vita e lavoro. La bolla speculativa continua a gonfiarsi. Un suo botto potrebbe avere effetti devastanti.
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