Email anonime e finti allarmi bomba: il giallo supera i confini della Serbia

Nel mirino università, alloggi per studenti, centri commerciali, ospedali e zoo. Ignota la matrice del fenomeno terroristico

Stefano Giantin
Forze speciali in azione
Forze speciali in azione

BELGRADO Un Paese intero – ma il problema sembra diffondersi anche a nazioni vicine – che vive da mesi uno stillicidio infinito di finti allarmi, di misteriosa matrice, che inquietano la gente e paralizzano la vita pubblica, in particolare quella dei più giovani e delle loro famiglie. E di cui non si capisce l’origine, né si vede la fine.

È lo scenario, che va avanti a intervalli regolari ormai dallo scorso anno, che riguarda in particolare la Serbia, dove non si contano più gli allarmi bomba – tutti rivelatisi finora infondati – che hanno portato all’evacuazione di edifici pubblici e a innumerevoli interventi di polizia e artificieri. «Sono state piazzate bombe alla facoltà di Filologia e a quella di Filosofia» a Belgrado e altri ordigni negli uffici di cinque aziende private, altri ancora alla Città dello Studente, dove alloggiano centinaia di giovani che studiano nella capitale serba: una delle email anonime arrivate ieri ai media belgradesi e alle istituzioni nel mirino, l’ultimo episodio di una lunghissima minacciosa serie.

Lo stesso era accaduto ad altre sedi universitarie la settimana scorsa e ancor prima a molte scuole elementari, medie e superiori, non solo nella capitale, ma anche in altre città importanti come Novi Sad. Nel mirino, in centinaia di casi simili, sono finiti anche centri commerciali molto frequentati. A maggio, quando il Paese era ancora sotto choc per le due stragi nella scuola Ribnikar e nei villaggi attorno a Mladenovac, altri falsi allarmi avevano costretto in un giorno nella sola Belgrado all’evacuazione forzata di oltre cento scuole, ma anche di reparti del Klinicki Centar, il maggior ospedale belgradese, e della Vma, la clinica che fa capo all’esercito e rappresenta una delle eccellenze della sanità serba. Persino lo zoo di Belgrado è finito sotto finto attacco. Il risultato, pazienti sgombrati, clienti allontanati rapidamente dai centri commerciali e dai parchi, scolari e studenti in strada, super-lavoro per polizia e inquirenti, paura e ansia costanti tra le persone comuni.

Problema, quello dei falsi allarmi bomba, che non riguarda solo la Serbia, ma sta diventando un vero e proprio fenomeno endemico, in ampie parti dei Balcani. Poco prima delle elezioni di domenica, anche il Montenegro è stato scosso da simili allarmi, che hanno interessato non solo le scuole e molti istituti dove si stavano tenendo gli esami di maturità, ma anche l’edificio che ospita il Parlamento, a Podgorica. Anche in questo caso, come in Serbia, misteriose email da mittenti ignoti avevano annunciato la presenza di ordigni. E lo stesso, l’anno scorso, era accaduto in Bosnia, Macedonia del Nord, Croazia.

Chi c’è dietro il fenomeno terroristico? Da mesi si indaga, ma rimane difficilissimo fare luce sul giallo, soprattutto in Serbia, il Paese più colpito, dove tutto è iniziato addirittura nel marzo del 2022, con misteriose rivendicazioni che riguardavano gli aerei di Air Serbia, unica compagnia a volare ancora da e per la Russia. Di «guerra psicologica» e di «attacchi ibridi» di ignota provenienza ha parlato però l’ex colonnello dei servizi serbi, Ljuban Karan, una lettura già fatta nel 2022 anche da Aleksandar Vulin, “falco” dell’élite al potere a Belgrado e oggi capo degli 007 serbi, con i tabloid filogovernativi che avevano suggerito si trattasse di una “punizione” architettata dall’estero per le mancate sanzioni a Mosca. Ma gli attacchi sono continuati per mesi e oggi sono ripresi con forza, con il giallo che non si risolve. Unica certezza: lo sgomento che cresce tra la gente, a ogni nuovo finto allarme.

Riproduzione riservata © il Nord Est