È allarme a Est sulla Rotta balcanica: «Ingressi irregolari senza precedenti»
Le autorità di Croazia, Slovenia a Ungheria denunciano numeri in forte aumento nel 2023 sia per rintracci sia per arresti di trafficanti

TRIESTE Un numero di rintracci definito addirittura «senza precedenti». Con cifre e dichiarazioni che corroborano un quadro in peggioramento. Quadro che riguarda la “Rotta balcanica”, su ampi suoi tratti nuovamente battuta da un numero crescente di migranti e profughi. Tratti come quelli che passano attraverso la Croazia, dove il numero degli stranieri entrati irregolarmente è aumentato addirittura del 170% nel corso di quest’anno, in un confronto con il 2022.
La stima è stata resa nota dal ministro degli Interni croato, Davor Božinović, che non ha fornito numeri assoluti, ma ha aggiunto che il numero delle richieste d’asilo è schizzato addirittura del 700% su base annua, mentre sono stati ben 850 gli “smuggler” (i trafficanti di esseri umani) arrestati dalle forze dell’ordine di Zagabria per aver facilitato gli ingressi irregolari o il trasporto via Croazia.
Ma Božinović qualche informazione più precisa l’ha data. Solo in una notte della scorsa settimana «circa 600 migranti sono stati fermati mentre cercavano di entrare in Croazia», ha detto, aggiungendo che si tratta appunto di dati «senza precedenti», superiori dunque a quelli dell’apice della crisi migratoria, tra 2015 e 2016. E la Croazia non è un’eccezione, ha aggiunto Božinović, ricordando che è tutta l’Europa ad aver registrato «un aumento» della pressione migratoria «durante l’estate».
Dichiarazioni che valgono infatti per la tappa successiva della Rotta, la Slovenia. Secondo dati resi noti nelle scorse settimane da Lubiana, gli ingressi irregolari in territorio sloveno sono fortemente cresciuti da gennaio fino a luglio. E qui ci sono dati certi. La Slovenia ha infatti rintracciato oltre 26 mila persone, rispetto alle 10 mila dello stesso periodo dell’anno scorso, con la stragrande maggioranza – 25 mila circa – in arrivo proprio dalla Croazia.
I dati di agosto denunciano un ulteriore aumento, con un totale da gennaio di 36 mila ingressi e 241 trafficanti arrestati. A essere identificati sono stati in maggioranza afghani, in fuga dal giogo dei Talebani, passati dai 1.500 del 2022 ai quasi 6 mila dell’anno in corso, mentre al secondo posto figurano i cittadini del Marocco (quasi 4 mila), seguiti da pakistani e persone con passaporto del Bangladesh.
A colpire, ha informato l’agenzia di stampa slovena Sta, anche il boom di arrivi di cittadini russi, saliti dai soli sette del 2022 a oltre 2.100, mentre sarebbe ormai prosciugato il fenomeno dei “pushback”, i respinti dalla Slovenia alla Croazia – pratica fortemente deplorata dalle organizzazioni non governative e per i diritti dell’uomo – scesi da 1.500 a “soli” 140.
Ma da dove arrivano, i migranti? Sicuramente da sud, non solo dalla Bosnia ma anche attraverso la Serbia, che continua a registrare incidenti violenti al confine settentrionale con l’Ungheria, dove gruppi di smuggler senza scrupoli, in particolare nordafricani, gestiscono i passaggi illegali della frontiera. Molti sono i transiti anche in Ungheria, malgrado il “muro” eretto dal primo ministro Viktor Orbán al confine meridionale.
Secondo le ultime informazioni rese pubbliche dal capo di gabinetto del presidente ungherese, le autorità di Budapest hanno fermato 27.600 stranieri nel primo trimestre dell’anno, 37 mila nel secondo e ben 43.300 nel terzo – in gran parte siriani e afghani, ma sono stati molti anche i turchi e i pakistani. Ungheria che, nei giorni scorsi, ha inviato 35 poliziotti in Serbia, per dare man forte ai colleghi balcanici nel controllo della frontiera.
E altri rinforzi sono attesi anche in Slovenia, soprattutto nell’area di Brežice, dalla quale risulta che transiti il 90 per cento degli stranieri che entrano irregolarmente nel Paese percorrendo la cosiddetta Rotta balcanica.
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