Diplomatici iraniani espulsi dall’Albania dopo il cyber attacco

Decisa la rottura delle relazioni diplomatiche
Stefano Giantin
Il premier albanese Rama annuncia la rottura dei legami con l’Iran
Il premier albanese Rama annuncia la rottura dei legami con l’Iran

Rottura completa delle relazioni bilaterali ed espulsione di tutti i diplomatici e dello staff dell’ambasciata. È la durissima decisione presa ieri dall’Albania, membro Nato dal 2009 e candidata per l’adesione alla Ue, nei confronti dell’Iran, accusato da Tirana di essere l’artefice di un pesantissimo attacco informatico contro il Paese balcanico, organizzato a luglio. Attacco, ha spiegato il premier Edi Rama, architettato per «paralizzare i servizi pubblici e hackerare i dati e le comunicazioni dei sistemi del governo» e che non avrebbe avuto del tutto successo, con «danni che possono essere considerati minimi rispetto agli obiettivi degli aggressori».

Sull’origine dell’attacco non sembrano esserci ora dubbi. C’era Teheran dietro l’operazione e per questo, dopo che sarebbero state raccolte prove sufficienti in questo senso, l’Albania ha deciso di «rompere le relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica dell’Iran, con effetto immediato», ha annunciato il premier. Ai diplomatici iraniani sono state concesse solo 24 ore per lasciare per sempre il Paese. Qualcosa di simile, anche se di portata minore, era accaduto nel 2018, quando Tirana aveva espulso alcuni diplomatici e anche l’ambasciatore iraniano.

Ma perché l’Iran avrebbe ordito un piano del genere contro la lontana Albania? Tutti gli indizi suggeriscono un collegamento certo con i circa tremila dissidenti iraniani dell’organizzazione Mek, mujahedin anti-regime di Teheran, «mercenari e traditori, che cospirano in combutta con stranieri contro la repubblica islamica», li aveva bollati l’Ayatollah Khamenei. Il Mek, gruppo controverso che mescola elementi liberali e di socialismo con l’islamismo moderato, su richiesta dell’Onu e dopo forti pressioni Usa ha trovato asilo proprio vicino a Tirana a partire dal 2016, scatenando più volte le ire di Teheran. Quest’anno, proprio a luglio – il mese degli attacchi informatici – il Mek avrebbe dovuto tenere una grande conferenza in Albania, con politici in arrivo da tutto il globo, poi annullata «per ragioni di sicurezza e minacce terroristiche». Ora il collegamento fra il summit del Mek – che ha come obiettivo specifico quello di conquistare il potere a Teheran - e l’attacco hacker subito da Tirana appare evidente. Tirana che non è sola. Anche gli Usa hanno condannato «chi mette a rischio la sicurezza del nostro alleato Nato». st.gi.

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