Dalla Serbia alla Macedonia del Nord, Ue pronta a integrare la rete ferroviaria

Mano tesa ai Paesi della regione che mirano a rinnovare linee lasciate per decenni in stato di abbandono

Stefano Giantin
Un treno in Serbia (da serbianrailways.com)
Un treno in Serbia (da serbianrailways.com)

BELGRADO I tempi della Jugoslavia e dei regimi socialisti pre-1989 erano un fronte su cui puntare, chiave per i trasporti ma anche leva d’orgoglio nazionale. Negli ultimi decenni sono state abbandonate e trascurate, in una lenta decadenza. Ma ora, seppur a macchia di leopardo, risorgono, sotto gli sguardi vigili di Europa e Cina in competizione tra loro.

Competizione che riguarda le ferrovie nei Balcani, settore cruciale per i trasporti nazionali e a livello continentale, su cui molti Paesi dell’area puntano con sempre maggior forza. E Bruxelles ha deciso di dare una mano, per evitare l’espansione di Pechino.

Lo confermano varie tessere di un complesso puzzle. A partire dalla decisione della Ue, nei giorni scorsi, di «integrare» le reti di trasporti, inclusi quelli ferroviari, di Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Macedonia del Nord con quelle Ue.

«Con la firma di questi accordi e la nostra proposta di un corridoio dei trasporti» Ue-Balcani «gettiamo le basi per integrare la rete» balcanica e quella europea, in particolare per i trasporti su gomma e ferro, ha spiegato la commissaria Ue ai Trasporti Adina Valean. L'integrazione delle reti di trasporto della regione nella Ten-T contribuirà anche a preparare i Paesi candidati e potenziali candidati all'Ue in vista della loro futura adesione, ha assicurato Bruxelles.

La rotta appare tracciata, dopo i tanti appelli per l’interconnessione lanciati ad esempio dalla Comunità delle aziende per le infrastrutture ferroviarie (Cer). Interconnessione che, negli auspici di tutti nella regione, dovrebbe portare anche preziosi fondi per modernizzazione e ristrutturazione di molte linee.

Alcuni sono già arrivati, come gli oltre 600 milioni di euro stanziati a fondo perduto a marzo da Bruxelles per la Serbia, per la nuova ferrovia veloce Belgrado-Nis, punto nodale del corridoio che da Atene porta all’Europa centrale, velocità massima 200 all’ora, inizio lavori nel 2024. Progetto che «cambierà la realtà non solo dei serbi, ma dell’intera regione», aveva assicurato allora il commissario Ue all’Allargamento Oliver Varhelyi.

I fondi per la Belgrado-Nis confermano una nuova competizione: quella con la Cina. Cina che è lo “sponsor” della parte settentrionale della linea veloce, la Belgrado-Budapest, guardata con sospetto da Bruxelles, coi lavori ormai finiti fino a Novi Sad, ferrovia su cui si corre già a 200 all’ora con il pendolino serbo, il treno Soko (falco), vanto della dirigenza politica di Belgrado. E fino a Subotica la linea dovrebbe esser pronta per il 2024, ha promesso il presidente serbo Aleksandar Vučić, mentre sul lato magiaro i ritardi non mancano.

Ma ci sono anche altre linee su cui si lavora o si punta per il futuro. In testa, ora, c’è la Belgrado-Zagabria-Lubiana, in condizioni pietose soprattutto in ampi tratti in Serbia. Belgrado, secondo le ultime informazioni, potrebbe ricevere fino a 200 milioni a fondo perduto, da Bruxelles e non certo da Pechino, per i lavori sul suo territorio. E i 540 km tra la capitale serba e quella slovena, il sogno, potrebbero in futuro essere coperti in sole sei ore, rispettando appunto gli standard Ten-T, ha previsto il numero uno della Comunità dei trasporti, Matej Zakonjsek. Intanto, con fondi Ue, la Croazia spera di modernizzare le ferrovie in Istria, tramite la Connecting Europe Facility.

Si lavora anche tra Macedonia del Nord e Bulgaria, sempre con fondi Ue e Bers, su una linea che collegherà Albania e Bulgaria via Macedonia, da Durazzo a Varna sul Mar Nero, entro il 2030. E si riaprono vecchie linee, ora modernizzate, come la Subotica-Szeged, tra Serbia e Ungheria, mentre in Serbia è stato annunciato il rifacimento dell’un tempo importante Zajecar-Prahovo, trascurata da 60 anni. Non sono solo rose, con tante linee in tutti i Balcani abbandonate o rami secchi che vengono tagliati. Ma qualcosa di positivo indubbiamente si muove.

Riproduzione riservata © il Nord Est