Cavalli e mucche bloccati sul Danubio, corsa contro il tempo per salvarli

BELGRADO Il grande fiume è ancora più imponente del solito, ingrossato da piogge e dallo scioglimento delle nevi osservato molto più a monte, le acque di colore marrone chiaro scorrono lente in superficie, tra tanti mulinelli.
Nel mezzo, su un’ampia isola fluviale, che di solito è un paradiso per la flora e per la fauna, decine e decine di cavalli – ma anche mucche e vitellini – da giorni con lo sguardo perso nel vuoto stanno sulle rive del fiume, che li ha tagliati fuori dal mondo, lasciandoli senza cibo, per giorni.

Ma ora, dopo ritardi e polemiche, una grande operazione di salvataggio è stata finalmente lanciata, prima che sia troppo tardi.
Venerdì le autorità sono riuscite a completare l’operazione di salvataggio della maggior parte delle mucche di Krcedinska Ada, mentre da domani, sabato, si cercherà di finalizzare l’evacuazione di tutti i cavalli rimasti.
Una vera corsa contro il tempo, in Serbia, per salvare quasi duecento animali – un centinaio di mucche e vitelli e 70 cavalli – rimasti bloccati sulla cosiddetta Krcedinska Ada, tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio da una piena improvvisa e inaspettata del Danubio.
Krcedinska Ada, che porta il nome dal vicino villaggio di Krcedin, a una cinquantina di chilometri a nord da Belgrado, che è uno dei più estesi pascoli naturali ancora rimasti intatti nei Balcani, una vera e propria oasi dove, in condizioni normali, pascola in totale libertà il bestiame dei paesi vicini e dove vivono in stato semi brado puledri e cavalli.
Si tratta di una tradizione del luogo, iniziata già nel diciottesimo secolo, con allevatori e contadini di Krcedin e dintorni che sfruttano da sempre i grandi pascoli per allevare i capi, in un ambiente incontaminato e sicuro.

Tra questi, non solo vacche podoliche, quelle che trascorrono la stragrande maggioranza del tempo all’aperto, ma anche centinaia di “mangulice”, suini dalle folte setole scure, ricercati per le carni magre e delicate.
Le bestie, generalmente, passano mesi sull’isola, ma possono anche essere riportate a riva facilmente, dato che il guado è solitamente basso e agevole. Ambiente che è stato sempre sicuro, almeno fino a una decina di giorni fa, quando le acque del Danubio in rapida crescita hanno tuttavia sorpreso gli allevatori, che non hanno spostato in tempo gli animali dall’isola – non lontana dalla terraferma e d’estate, quando il livello delle acque del Danubio è basso, l’area può essere raggiunta anche a piedi o in bicicletta.
A rendere il quadro più complesso, l’indisponibilità nei giorni scorsi di una chiatta solitamente destinata al trasporto del bestiame, il tutto combinato con un’ondata di gelo eccezionale e neve. Giorni dunque difficili per gli animali, rimasti troppo a lungo senza cibo, con le vacche «che hanno perso fino a cinquanta chili, alcune moriranno», ha spiegato Milenko Plavsić, uno degli allevatori che hanno il loro bestiame alla Krcedinska Ada e che per giorni ha rivolto appelli alle autorità perché agiscano in fretta per salvare gli animali. Appelli che, alla fine, sono stati accolti.
Da lunedì, ha fatto sapere il ministero dell’Agricoltura di Belgrado, è stata attivata la Protezione civile ed è stata trovata una chiatta da 28 tonnellate, capace di operare anche con la piena in corso, grazie all’assistenza di personale del ministero degli Interni, Guardie forestali e autorità locali.
Sull’isola è stato fatto arrivare fieno e si è iniziata l’evacuazione, con decine di mucche già portate via. Non tutti gli animali affamati e infreddoliti – giovedì le temperature sono scese sotto i -10 - sembrano però accettare di buon grado di salire sul barcone, impauriti dalle acque ingrossate.
A rendere difficili le operazioni soprattutto «i cavalli, recalcitranti a salire» sulla chiatta, ha spiegato Marko Marinković, un funzionario forestale che opera sul posto. E non si sa quanto servirà per salvarli tutti.
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