Caos in Parlamento e proteste di piazza: in Serbia si respira aria di voto anticipato

L’opposizione all’attacco del governo Brnabić blocca i lavori d’aula. Vučić prende tempo ma circola l’ipotesi di elezioni a dicembre

Stefano Giantin
La premier Ana Brnabić e il presidente Aleksandar Vučić
La premier Ana Brnabić e il presidente Aleksandar Vučić

Tumulti in Parlamento, polemiche sferzanti e accuse reciproche tra maggioranza e opposizione, che chiede a gran voce di tornare alle urne, proteste di piazza che risalgono di tono. E il voto anticipato dietro l’angolo. Sarà un autunno - o più probabilmente un inverno - caldissimo dal punto di vista politico, quello in Serbia, nazione-pilastro per la stabilità dei Balcani e altrettanto fondamentale protagonista del dialogo con il Kosovo, via per una definitiva normalizzazione dei rapporti bilaterali.

Ma la Serbia potrebbe trasformarsi in teatro di duri scontri politici e instabilità. Lo confermano i segnali arrivati durante l’ultima settimana a Belgrado, in testa quelli inviati dall’interno del Parlamento. «Dimissioni», «elezioni» e poi fischi, urla, persino il suono stridulo e beffardo delle vuvuzele, le scene osservate alla Skupstina, con le file dell’opposizione al governo guidato da Ana Brnabić e al presidente Aleksandar Vučić che hanno cercato di bloccare i lavori parlamentari, ricevendo durissime critiche dai banchi dell’esecutivo.

«Chiediamo una risposta urgente al presidente, stopperemo la sessione finché non riceveremo chiarimenti», ha spiegato il deputato di minoranza, Radomir Lazovic. Spiegazioni sul possibile voto anticipato a livello nazionale e nella capitale, che gran parte delle opposizioni chiedono ora con forza e vogliono che sia organizzato entro la fine dell’anno. È la via da seguire, questa, dopo che le autorità al potere non hanno soddisfatto alcuna delle richieste di “Serbia contro la violenza”, il movimento di piazza nato dopo le stragi di maggio, in particolare quella alla scuola Ribnikar, che chiede da mesi le dimissioni del ministro degli Interni e del capo dei servizi, ma soprattutto pretende maggior rispetto della libertà di stampa e accesso attraverso i media al grande pubblico. Elezioni che «sono l’unica via d’uscita dalla crisi», ha sostenuto anche il vicepresidente del partito Libertà e Giustizia (Ssp), Borko Stefanović, che ha però aggiunto che il voto deve essere libero, altrimenti si potrebbe ricorrere al boicottaggio. «Vogliamo elezioni parlamentari e a Belgrado» e dopo la vittoria delle opposizioni «soddisferemo le richieste» della piazza, ha promesso anche il leader del Partito democratico, Zoran Lutovac. La risposta di chi oggi detiene il potere? Finora ambigua. Il partito di maggioranza, l’Sns, «ritiene che le elezioni debbano tenersi quanto prima e ho già detto che le mie dimissioni sono sul tavolo, si vada al voto, nessun problema, la Serbia non ha tempo da perdere», ha detto così la premier Brnabic, che ha duramente criticato l’opposizione – che rimane frammentata ed estremamente divisa e conflittuale, data perdente da tutti i sondaggi – per le proteste dentro il Parlamento. Si voterà «a dicembre», anche se ancora non si sa se anche a livello locale, hanno confermato vari media citando fonti interne all’Sns. E venerdì sul tema è intervenuto il vero burattinaio della politica serba, Vučić. Come spesso accade, non ha dato una risposta univoca, ma ha confermato che i suoi Progressisti sono indirizzati ad accogliere le richieste delle opposizioni, aggiungendo tuttavia che una decisione definitiva – e forse la data del voto – saranno rese note solo dopo il 14 settembre, giorno del vertice con il premier kosovaro Kurti a Bruxelles, quando inizieranno consultazioni con i partiti. E poi «prenderò una decisione in linea con la Costituzione» e «importante per la democrazia». Nel frattempo, la piazza torna a ribollire, anche se con numeri di molto inferiori a quelli di maggio e giugno. Venerdì sera, svariate migliaia di dimostranti a Belgrado hanno marciato così per la 19esima marcia contro la violenza, questa volta terminata davanti a Tv Pink, odiatissima emittente filo-governativa che trasmette programmi spazzatura. E davanti alla sede della televisione sono stati accesi fumogeni e lanciate uova e rotoli di carta igienica.

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