Belgrado, la storica China Town di nuovo divorata dalle fiamme
Rogo nell’area commerciale: era già successo tre anni fa

BELGRADO Un rogo di enormi dimensioni, il secondo nel giro di tre anni. E Belgrado potrebbe dover dire addio per sempre a un sito forse poco conosciuto dai turisti, ma non certo dai residenti: luogo sicuramente storico, la sua “China Town”.
È il centro commerciale cinese del Blok 70 di Novi Beograd, estrema periferia della capitale, un grande edificio da decenni occupato da negozietti pieni di merci made in China e ristorantini gestiti da immigrati cinesi, vero e proprio pezzo di Pechino trapiantato nel cuore dei Balcani e cuore pulsante della folta comunità orientale in città.
Cuore che oggi, mercoledì 24 gennaio, ha forse smesso di battere per sempre: un grande incendio – non è chiaro se doloso o meno, ha detto il presidente Aleksandar Vučić - ha interessato la struttura causando danni gravissimi e facendo alzare una nube nera densa su mezza città.
L’incendio è scoppiato nelle prime ore del mattino e «non ha provocato» feriti, ha comunicato il ministero degli Interni serbo, ma le operazioni di spegnimento hanno richiesto un dispiegamento di uomini e mezzi senza precedenti. Le autorità hanno infatti dovuto mettere in campo quasi un centinaio di vigili del fuoco con 25 autopompe, ma l’ampiezza dell’incendio – su almeno duemila metri quadrati - ha richiesto anche l’utilizzo di tre elicotteri, che con una quarantina di lanci hanno rovesciato sul centro commerciale cinese oltre 70 tonnellate di acqua. Nel frattempo le autorità sanitarie hanno lanciato appelli alla cittadinanza a evitare di stare a lungo all’aperto nei quartieri vicini al Blok 70, a causa dell’aria inquinata dai fumi.
Il precedente nel 2021
China Town, andata in fiamme nel 2021, era già in fase di “trasloco”, con la costruzione di un altro centro commerciale riservato ai cinesi di Serbia progettato da tempo nel Blok 72. Ma quello vecchio, oggi di nuovo in fumo, rimane un simbolo, non solo di cibo orientale e merci a basso costo, elettronica, giocattoli, tessuti, cosmetici e detersivi. Blok 70 è – era – anche l'immagine della “cinesità” in Serbia.
Tutto iniziò ai tempi del regime di Milosević, che aprì le porte all’immigrazione da Pechino a Belgrado, un modo anche per ingraziarsi il sostegno della Cina durante i cupi Anni Novanta – ma ai tempi si diceva anche per assicurarsi voti per rimanere al potere. Dopo inizi stentati, a migliaia i cinesi sono poi andati affluendo in Serbia, dove oggi ogni villaggio, anche il più sperduto, ha la sua “Kineska radnja”, un negozio di prodotti cinesi, gestito da cinesi. Ma il primo e più importante, la China Town di Belgrado, da oggi è zona off-limits, forse per sempre.
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