Assemblea dell’Onu, faro acceso sulla partita fra Serbia e Kosovo

Il presidente croato Milanovic: riconoscimento universale per Pristina. Vucic punta il dito contro Kurti
Mauro Manzin
L’intervento del presidente della Croazia Zoran Milanović al Palazzo di Vetro
L’intervento del presidente della Croazia Zoran Milanović al Palazzo di Vetro

NEW YORK Da una guerra, purtroppo reale, all’Assemblea generale dell’Onu in corso a New York, l’attenzione si sposta a un conflitto che da anni logora la vita politica nei Balcani occidentali, ossia la questione del Kosovo la cui indipendenza la Serbia non riconosce e che può diventare una mina che scoppia in faccia all’Unione europea e ai suoi propositi di allargamento a Est.

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L’Alto rappresentante Ue agli Esteri, Josep Borrell

Il valzer diplomatico al Palazzo di vetro lo aperto il presidente della Croazia Zoran Milanović che nel suo intervento ha sottolineato che la Croazia sostiene la prospettiva europea della Bosnia-Erzegovina e accoglie con favore la decisione dell'Unione europea di concederle lo status di paese candidato. Ha ribadito l'importanza delle riforme elettorali nel Paese in modo che tutti i popoli costituenti siano rappresentati a tutti i livelli di governo, il che è cruciale per la futura stabilità della Bosnia-Erzegovina e ha espresso preoccupazione per gli ultimi sviluppi nelle relazioni tra Kosovo e Serbia e ha chiesto un allentamento delle tensioni, ma anche il riconoscimento universale del Kosovo come membro paritario della comunità internazionale. E, come sempre, in cauda venenum, ha chiesto alla Serbia conto dei 1.806 desaparecidos durante la Guerra patria (1991-1995).

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Vučić e Kurti ieri al tavolo (foto Ue)

Pronta la reazione di Pristina che non è membro dell’Onu ma la cui presidente Vjosa Osmani è a New York per l'Assemblea generale dell'Onu in qualità di ospite a titolo privato, e dove ha avuto un breve incontro con il presidente americano Joe Biden. «Alleanza della libertà. Eterna alleanza», ha scritto Osmani sui social, come riferito dai media regionali. Al messaggio è stata acclusa una foto con la stretta di mano fra i due presidenti, alla presenza anche di Jill Biden e Prindon Sadriju. Negli Usa Osmani ha visto il segretario di stato Antony Blinken, l'inviato speciale Usa per i Balcani occidentali Gabriel Escobar e l'alto consigliere al Dipartimento di stato Derek Chollet.

Una crisi, quella delKosovo, che non registra passi avanti significativi nel contenzioso con Belgrado e nel dialogo sotto l'egida Ue. Un confronto che invece si è nuovamente inasprito dopo l'arresto nel nord del Kosovo di tre serbi accusati di crimini di guerra contro la popolazione civile. Fatto questo che è stato duramente stigmatizzato dalla dirigenza serba, tornata ad accusare Pristina e il premier Albin Kurti di puntare all'espulsione forzata della popolazione serba del Kosovo, e in sostanza a una vera e propria pulizia etnica.

Il presidente serbo Aleksandar Vučić non è rimasto certo in silenzio e ha ribadito l'intenzione di chiedere una riunione urgente del consiglio di sicurezza dell'Onu sulla situazione in Kosovo, dove a suo dire si fa sempre più precaria la condizione dei serbi locali. Già nelle scorse settimane il presidente aveva detto di puntare a una seduta speciale del consiglio di sicurezza. Vucic è tornato a puntare il dito contro la dirigenza di Pristina e il premier Albin Kurti, responsabili a suo avviso di una politica sempre più ostile e discriminatoria nei confronti della popolazione serba, il cui obiettivo sarebbe l’espulsione dei serbi dal Kosovo. «Temo - ha detto - che la situazione in Kosovo, lentamente ma sicuramente, andrà fuori controllo. Non so quello che accadrà, ma quando vi mettono in una situazione nella quale non avete più scelta, e vi conducono in un angolo dal quale non potete più uscire, allora in quel caso dovete difendervi con tutte le forze».

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