Aperto il museo Luxardo che racconta due secoli di successi e sofferenze

PADOVA Il dolce delle marasche e il salato delle lacrime. Non c’era modo più convincente, da parte della famiglia Luxardo, per presentare al pubblico l’ultimo capolavoro d’impresa, il museo dedicato ai 200 anni di storia di un’azienda e di un marchio noti in tutto il mondo. Il profumo è quello della tinaia in cui è avvenuta l’illustrazione del nuovo Museo Luxardo aperto a Torreglia (Padova): in questo suggestivo spazio 23 tini in legno di larice coccolano l’invecchiamento degli infusi di marasca, con inevitabili e piacevoli effluvi. Le lacrime sono quelle di Franco Luxardo, spese nel raccontare le pagine tristi dell’esodo da Zara (Franco è l’unico Luxardo in vita nato a Zara) e poi della rinascita appunto a Torreglia, nel 1947: lacrime che ancor oggi testimoniano il coraggio e l’intraprendenza di una famiglia che da quel passato guarda sempre il futuro.
Il Museo
Il Museo Luxardo (info su orari e visite: www.museoluxardo.it) vuole essere un percorso tra storia, tradizione e innovazione. Dalla nascita del fondatore Girolamo, nel 1784, passando per la prima distilleria di Zara e la creazione del Maraschino, per prodotti che hanno fatto la storia, fino all’arrivo a Torreglia e alla ricerca di sempre maggiore solidità nei mercati internazionali. Ricerca soddisfatta: oggi i prodotti Luxardo sono esportati in oltre 100 Paesi del mondo.

Il Museo Luxardo è una struttura perfettamente integrata nel complesso industriale di Torreglia: fino a qualche tempo fa – sono serviti tre anni per realizzarlo – era il piano superiore di un magazzino, storicamente utilizzato come sottotetto. Di fatto, vien da dire, l’uso è rimasto lo stesso: se qui i vari membri della famiglia Luxardo per anni hanno stipato cimeli e ricordi, oggi quella mole di ricordi e testimonianze del passato ha trovato un ordine e una fruibilità.
Percorso esperienziale
Il restyling totale di questo spazio (600 metri quadri totali), e la realizzazione di un concept in linea con le tradizioni d’impresa e le nuove istanze tecnologiche sono stati affidati all’architetto Giovanna Mar. «Non è solo un museo d’impresa, ma un percorso profondo che passa anche attraverso le drammatiche vicissitudini dei Luxardo». Un museo esperienziale, nel vero senso della parola. Lo è già l’ingresso, dove una rampa esterna ridefinisce la facciata dell’edificio e di conseguenza anche l’immagine stessa del quartier generale Luxardo. A rivestire la rampa, in maniera discontinua, lamelle metalliche in corten che quasi si torcono fino a far apparire il nome dell’azienda lungo la facciata: il nome “Luxardo”, a particolari condizioni di luce, con il sole che filtra tra lamella e lamella, viene proiettato sul pavimento della rampa.

All’ingresso suggestivo è l’albero genealogico della famiglia, con gli autografi di tutti i Luxardo passati e i mezzibusti di Giorgio e Niccolò III: efficacemente immersivo il filmato a 360 gradi che sintetizza l’epopea della famiglia con linguaggio non troppo convenzionale. Nel percorso non si incontrano angoli di 90 gradi, le pareti sono spesso impreviste, i percorsi non sono mai continui, a tratti si affrontano anche pendenze: l’esperienza è totale. Nei cinque ambienti in cui è diviso il Museo si racconta la storia dei Luxardo, le varie tappe vissute in 200 anni, i prodotti, l’internazionalità degli stessi, le pubblicità, alcune delle quali firmate da grandi artisti del passato. C’è anche modo per ironizzare, come con la parete che raccoglie le migliori imitazioni dei distillati euganei.
Curiosità e aneddoti
Non mancano le curiosità e gli aneddoti preziosi. Su tutti il legame con Gabriele D’Annunzio - cui è dedicata una teca - che diede personalmente il nome Sangue Morlacco al cherry-brandy Luxardo in occasione dell’impresa di Fiume. E ancora, si spiega il perché della paglia attorno alle bottiglie di Maraschino: nessun vezzo estetico, o meglio non in origine. Era semplicemente un modo sicuro per trasportare le bottiglie vuote da Murano a Zara senza mandarle in frantumi. «Perché far la fatica di toglierla», si dissero i Luxardo: oggi quella paglia è un tratto distintivo della bottiglia di Maraschino.
Cartoline social
E nell’epoca di Instagram, alcuni angoli del Museo promettono di ritagliarsi un posto importante tra le “cartoline digitali” diffuse nei social: dal soffitto in bottiglie di vetro verde smeraldo all’esposizione dei prodotti Luxardo sistemati davanti a uno specchio in vetro, scelta capace di creare un gioco ottico moltiplicatore notevole. E infine la stanza “Your Luxardo”, dove quattrocento bottiglie sapientemente illuminate ripropongono un angolo bar degno del più cool degli sky bar metropolitani. «C’è sempre del coraggio nei Luxardo», le parole del “senior” Franco, «e penso che se oggi Giorgio potesse vedere, lui che coraggiosamente portò l’azienda da Zara a Torreglia, oggi sarebbe orgoglioso di noi». —
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