Alluvioni in Slovenia, la fabbrica fuori uso frena la produzione di auto in Europa
Specializzata in anelli di trasmissione, la Kls Ljubno rifornisce l’80% del mercato: danneggiati i macchinari, riaprirà non prima di ottobre

LUBIANA L’opera di pulizia, riassesto idrogeologico, riparazione di strade e infrastrutture, e la ricostruzione procedono a pieno ritmo. Ma le disastrose alluvioni che hanno colpito a inizio agosto la Slovenia, Paese piccolo ma uno dei perni del sistema produttivo europeo, continuano ad avere effetti negativi, a migliaia di chilometri di distanza. E stanno provocando una mezza paralisi in un comparto importantissimo, nel Vecchio continente. È quello della produzione di automobili, che dalla Germania al Portogallo, arrivando alla Repubblica Ceca, è significativamente rallentata per la mancanza di pezzi “made in Slovenia”.
Le prime avvisaglie del problema sono arrivate già alla fine di agosto, quando il colosso tedesco Volkswagen aveva annunciato che «nel mese di settembre è atteso che non tutti i componenti» necessari alla produzione «saranno disponibili nelle quantità necessarie e che perdite della produzione sono da mettere in conto», mentre gli analisti della Deutsche Bank avevano avvisato nelle scorse settimane che anche altri grandi marchi sarebbero stati interessati «dagli stessi problemi nella catena di rifornimento».
Volkswagen (VW) e Deutsche Bank non avevano indicato la sorgente del problema, ma il nome è emerso subito ed è stato poi più volte confermato. Si tratta della Kls Ljubno, impresa slovena specializzata in anelli di trasmissione – prima del disastro ne uscivano 60mila al giorno dalla catena di montaggio - che rifornisce più dell’80% del mercato europeo. Kls è stata fra le aziende in Slovenia più colpite dalle inondazioni, con l’impianto di produzione invaso da acqua e fango ad agosto, e danni stimati in circa 100 milioni di euro. Danni non facilmente riparabili, dato che si tratta di attrezzature elettroniche e strumenti di precisione: così il management della ditta ha previsto una ripresa parziale solo a ottobre, nella più ottimistica delle ipotesi.
Può una sola fabbrica rallentare la produzione di auto in Europa? Assolutamente sì, ha confermato il ministro sloveno dell’Economia, Matjaz Han, sottolineando come a causa di «una fabbrica in Slovenia l’intera industria dell’automotive» nel Vecchio continente «si è fermata e dobbiamo fare di tutto per far ripartire le macchine alla Kls Ljubno». Si tratta «di un fornitore eccellente e vogliamo mantenerlo», ha assicurato l’alto esponente di Vw Dirk Grosse-Loheide, con il gigante di Wolfsburg che ha persino trasferito 130 operai da Salzgitter e da Hannover in Slovenia, per dare man forte alla ripartenza dell’impianto.
Nel frattempo, tuttavia, i problemi sono molti. A fare le spese delle alluvioni slovene è stato così un tassello-chiave del sistema produttivo VW, nel lontano Portogallo, dove è stata sospesa da inizio settembre la produzione nell’impianto “Autoeuropa”, 5mila dipendenti, da dove escono in particolare i suv T-Roc, oggi fra i modelli più venduti in Europa assieme alla Dacia Sandero. «Riprenderemo a produrre a ottobre», ha detto ieri la Volkswagen, nuova stima più ottimistica rispetto a quella fatta in precedenza, non novembre. Ma nel frattempo il problema si è esteso. Anche a Wolfsburg infatti sono stati ridotti i turni di produzione per tre settimane fino al 29 settembre; e pure a Emden, nel nord della Germania, ci sarà una frenata.
Stesso discorso in Cechia, dove la Skoda ha annunciato lo stop alla produzione a Kvasiny, mettendo sul tavolo misure simili a Mlada Boleslav, a causa della mancanza di pezzi dalla Slovenia. E non è solo la Kls Ljubno il “colpevole”. Il Chartered Institute of Procurement & Supply (Cips) ha infatti segnalato che anche la grande fabbrica di batterie slovena Tab ha subito un grave impatto dalle alluvioni. E non sono esclusi effetti rovinosi anche su «Volvo e Daimler», altro segnale di una catena di rifornimento globale estremamente vulnerabile.
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