Al via senza tensioni il libero transitio fra Serbia e Kosovo

BELGRADO Avrebbe potuto essere una giornata tragica, di tensioni e incidenti. Ma la diplomazia – e il buon senso – l’ha trasformata in un giorno qualunque, con anche risvolti a loro modo storici.
Sarà ricordato così il primo settembre 2022 sull’asse, sempre caldissimo, tra Serbia e Kosovo. Asse che non si è nuovamente incendiato ieri, come si temeva, dopo che Belgrado e Pristina hanno raggiunto nei giorni scorsi, grazie alle pressioni di Ue e Usa, un’intesa sulla spinosa questione dei documenti personali usati da serbi e albanesi del Kosovo per viaggiare tra i due Paesi.
Da giovedì, come da programma e per la prima volta da un decennio a questa parte, i kosovari hanno potuto entrare in Serbia mostrando semplicemente la propria carta d’identità, senza ricevere i tradizionali documenti provvisori emessi dalla polizia serba ai valichi di frontiera, mentre i serbi hanno potuto continuare a entrare in Kosovo senza i “lasciapassare” emessi da Pristina, com’era stato deciso in precedenza dal governo Kurti, scatenando la rabbia di Belgrado.
Il nuovo regime di transito è regolarmente entrato in vigore alla mezzanotte del primo settembre e in tutta la giornata di ieri non sono stati registrati seri problemi o incidenti di rilievo. Si tratta di un successo importante, per le diplomazie americana ed europea, ma non certo risolutivo. Ai valichi tra Serbia e Kosovo, infatti, Belgrado ha fatto apporre enormi cartelli blu, che recitano in serbo e in inglese che permettere ai kosovari di «usare le proprie carte d’identità è stato deciso solo per ragioni pratiche e per garantire la libertà di movimento» concordata in vecchi accordi del 2011. E non si tratta in un alcun modo «di un riconoscimento dell’indipendenza dichiarata unilateralmente» dal Kosovo nel 2008, si leggeva sui cartelloni serbi. Calma, quella di ieri, che tuttavia non va letta come una pace duratura, ma forse come quella che precede una nuova tempesta.
Non è stata infatti ancora risolta la seconda questione-chiave, quelle delle targhe automobilistiche usate da migliaia di serbi che vivono nel nord del Kosovo – dove da giorni si registra una forte presenza di polizia kosovara e truppe della Nato - emesse dalle autorità serbe con le vecchie sigle di città come Kosovska Mitrovica o Pristina, tutte oggi nel Kosovo indipendente e non riconosciute da Pristina. Targhe che andranno cambiate entro il 31 ottobre, ha annunciato ieri l’esecutivo kosovaro, guidato da Albin Kurti. «Nessuna resa», la risposta dei serbi, contenuta in volantini attaccati ai parabrezza delle auto nella parte serba di Mitrovica ieri.
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