A Nordest un condomino moroso ogni cinque: cosa c’è da sapere sulla riforma
In Parlamento la riforma del settore: dai requisiti degli amministratori alle regole contabili e la gestione delle morosità, tutto quello che c’è da sapere

Tra chi salta una rata e chi accumula debiti più consistenti, a Nordest si conta un condòmino moroso ogni cinque. È uno dei dati che emergono a sentire le associazioni degli amministratori di stabili, mentre approda alla Camera il nuovo disegno di legge di riforma della disciplina condominiale, che promette di incidere in modo significativo anche su Friuli Venezia Giulia e Veneto.
La proposta, presentata da Fratelli d’Italia, prima firma Elisabetta Gardini, interviene su più fronti: requisiti degli amministratori, regole contabili, gestione delle morosità, introduzione del revisore condominiale. Un pacchetto che divide la politica (la Lega ha piazzato l’altolà) e accende il dibattito tra gli operatori del settore.
A livello nazionale, in queste ore di dibattito, è spuntata la percentuale del 20% di rate non pagate nei condomìni, dato ritenuto “realistico” anche nel territorio nordestino.
Uno dei passaggi più discussi della riforma riguarda la possibilità per i creditori di rivalersi sui condòmini in regola con i pagamenti, dopo aver tentato senza successo di recuperare il credito dai morosi. Nel dettaglio, con contrarietà manifestata pure da Forza Italia, il ddl prevede appunto che i creditori possano «agire sulle somme disponibili sul conto corrente condominiale per l’intero credito vantato e, in via sussidiaria, sui beni dei condomini nella misura della morosità di ciascuno».
E ancora, per il residuo debito – si legge nel testo –, gli stessi creditori «possono agire nei confronti dei condòmini in regola con i pagamenti», i quali «rispondono in proporzione alla quota di partecipazione alla spesa e hanno azione di regresso contro i morosi per quanto ancora dovuto da ciascuno di essi».
Il disegno della riforma incenerisce inoltre il contante, stabilendo che tutti i pagamenti effettuati per conto del condominio e in favore del condominio «sono eseguiti su specifico conto corrente, postale o bancario, intestato al condominio medesimo».
Nel testo compare poi l’obbligo di laurea (anche triennale) in materie economiche, giuridiche o tecnico-scientifiche per gli amministratori, insieme all’istituzione di un albo nazionale presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Premessa la precisazione che l’obbligo di laurea non scatterà se, alla data di entrata in vigore della norma, l’amministratore sia comunque iscritto ad albi, ordini o collegi dell’area economica, giuridica o tecnica, la decisione potrebbe segnare la fine della stagione di quelli che i responsabili di categoria chiamano “dopolavoristi”, persone che, per spirito di servizio, amministrano da tempo il proprio stabile o quello di amici, senza una formazione strutturata. E hanno continuato a farlo quando, con la riforma del 2012, l’obbligo dell’amministratore è scattato non più dai 5 proprietari, ma dagli 8 in su.
Considerato, si legge ancora nel ddl, che «il 35% del contenzioso civile in Italia è rappresentato da controversie condominiali», la riforma introduce l’obbligo di nominare un revisore condominiale nei condomìni più grandi, dai 20 proprietari in su, la novità che convince probabilmente di meno.
Il rischio è infatti quello di aggravare i costi anche in realtà medio-piccole. Un conto è un condominio da decine unità, con bilanci complessi, osservano gli addetti ai lavori, un altro è una palazzina con un minor numero di proprietari e facile gestione economica. Tra gli articoli entra pure l’argomento lavori straordinari, che richiederanno la costituzione immediata di un fondo spese.
Riproduzione riservata © il Nord Est




