Il turismo del sogno contro l’overtourism
Mister Amazon arriva a Venezia per le nozze e promette di finanziare progetti di ricerca scientifica e di tutela della laguna in cambio dell’ospitalità. Per sfruttare a nostro vantaggio il nuovo turismo globale ci conviene cavalcarlo e coglierne le opportunità

La proposta di Bezos di finanziare progetti di ricerca scientifica e di tutela del territorio di Venezia e della laguna in cambio del noleggio di luoghi prestigiosi per il suo matrimonio, riscatta il miliardario dalle accuse di saccheggio che alcune associazioni veneziane gli hanno lanciato, rivela una sua sensibilità per Venezia e forse getterà una nuova luce sulla sua figura.
Ma le proteste veneziane contro Bezos e il sovraturismo sono il segnale di un malessere che è anche dovuto alla totale mancanza di strategia del nostro paese nell’accoglienza turistica.
Il turismo è una formidabile risorsa per l’Italia e sarebbe sciocco ostacolarne i flussi in nome di un astratta tutela della dignità di un luogo d’arte. È però indispensabile un’accorta gestione del fenomeno turistico, valorizzando senza snaturare né deturpare e così trarre profitto dal nostro patrimonio.
Anche con noleggi e privatizzazioni di siti culturali, facendo però in modo che i territori abbiano un ritorno visibile dell’investimento, che si ripercuota sulla qualità della vita di chi vi abita. E che permetta al tempo stesso di conservare e di innovare con nuovi siti e contenuti, sapendo che il patrimonio culturale di domani lo si costruisce oggi. Mercificare non è necessariamente un male se l’operazione viene fatta oculatamente e con le dovute tutele per il bene in questione.
Un’altra necessità è la sempiterna questione della valorizzazione dei centri minori, mai veramente affrontata, che distolga parte dei grandi flussi dalle destinazioni più note.
Questo significa creare percorsi alternativi, aprire succursali di musei, come fa ad esempio il Louvre in Francia con le sue sedi periferiche e soprattutto narrare nuove storie.
In questo mondo ormai tutto uguale dove ogni città assomiglia a ogni altra, dove i negozi sono sempre gli stessi dagli aeroporti ai centri commerciali, il turista che conta, quello che sa cosa viene a visitare, che ha soldi da spendere e ritorna, cerca nel suo viaggio l’autenticità, l’originalità di una storia. E noi in Italia di storie da raccontare ne abbiamo all’infinito.
Ogni nostra città ne ha anche più di una. Bisogna però renderle visibili, percorribili, attraenti. Basti pensare a che cosa si sarebbe potuto fare quest’anno nell’anniversario di Casanova se avessimo saputo sviluppare un piano celebrativo, con sinergie tra varie città, itinerari, mostre, film, concerti e quant’altro.
Pochi turisti stranieri vanno a visitare Sabbioneta o Passariano ma anche questi luoghi poco noti possono diventare attraenti se si tirano fuori le storie che hanno da raccontare. Nei magazzini dei nostri musei sono stipate migliaia di opere che non riusciamo ad esporre per mancanza di spazi mentre in certi paesi europei ben più poveri di noi di arte e cultura, con una sola, modesta opera c’è chi è capace di attirare folle.
Perché là si sa costruire una narrazione, allestire uno scenario in cui inserire l’opera e suscitare interesse. Gli esempi sono innumerevoli, basti citare la città di Treviri in Germania che attorno a qualche modesta rovina romana ha costruito un parco archeologico e un villaggio romano artificiale nelle cui botteghe di souvenir si paga in sesterzi e tutto è scritto in latino.
Che gioco fantastico per le gite scolastiche! Ma a noi non viene in mente niente del genere? Solo Ostia antica o Paestum potrebbero essere miniere d’oro.
Quanto a Venezia, il turista che ci interessa la rifuggirà se vi troverà soltanto negozi di maschere e perline di vetro. Gli basterà un viaggio da cui non riporterà a casa granché. Se invece vi troverà una città autentica, abitata e vivace, con i suoi commerci e il suo carattere, antica e moderna al tempo stesso, non succube del turismo ma capace di governarlo e di trarne miglioramento, il nostro turista tornerà ed è questo il turista che vogliamo, quello che si fidelizza e che spende, che ritorna a Venezia per continuare a seguire il racconto delle sue storie.
Il matrimonio di Bezos a Venezia forse apre una nuova era del turismo di lusso cui pochi posti al mondo possono ambire. Dopo il turismo spaziale, il miliardario americano ora lancia il turismo del sogno e si noleggia un giorno da doge.
Altri potrebbero seguire il suo esempio. Questo è il nuovo turismo globale e se vogliamo sfruttarlo a nostro vantaggio ci conviene cavalcarlo e coglierne le opportunità.
I veneziani che si gettano nei canali per fermare il bucintoro di Bezos assomigliano invece ai luddisti ottocenteschi mobilitati contro le macchine che sostituivano il loro lavoro o agli ambientalisti che imbrattano i quadri per attirare l’attenzione sul clima.
Gente che sbaglia bersaglio e che vede nel cambiamento solo contrarietà. Il cambiamento invece offre sempre nuove opportunità che per Venezia potrebbero rivelarsi decisive per risolvere gli eterni problemi della città, dall’edilizia abitativa, ai trasporti, alla tutela ambientale, all’innalzamento delle acque, al rilancio dell’economia locale in nuovi settori come l’alta tecnologia, la ricerca sui materiali, sul restauro, sul vetro, sto improvvisando, ma di questo dovrebbero parlare oggi i veneziani fra loro anziché litigare. —
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