Europa tra rabbia e tristezza: perché italiani, greci e spagnoli hanno perso fiducia nella politica
Il sondaggio Pew rivela un malessere diffuso: sfiducia nelle istituzioni, delusione verso i politici e una crescente tristezza che influenza il coinvolgimento civico


Stiamo… giù. Giù di corda. Giù al Sud. C'è una evidente questione mediterranea, nello sguardo dei cittadini sulla politica. Che proprio nei paesi dell'Europa meridionale si fa particolarmente cupo, severo, carico di sentimenti negativi. Non solo nella chiave continentale. Addirittura, su scala globale.
È eloquente, a questo proposito, la graduatoria pubblicata dal Pew Research Center , basata su un sondaggio condotto in 25 paesi. L'istituto ha calcolato la quota di cittadini che pensano che il sistema politico nazionale richieda “grandi cambiamenti” e, allo stesso tempo, dubitano che le cose possano effettivamente cambiare. I primi quattro posti sono occupati, nell'ordine, da Grecia (68%), Francia (57%), Spagna (55%) e Italia (54%). L'unico altro paese a superare la soglia della maggioranza assoluta, in questo termometro della depressione politica, è la Corea del Sud (51%). Appena sotto, gli Stati Uniti (49%).
Altri indicatori precisano il mood dei cittadini sud-europei, quando pensano alla politica. Quanti politici sono onesti? Pochi o nessuno, secondo la maggioranza degli intervistati in Grecia (78%), Italia (56%) e Spagna (52%). Valutazioni non molto diverse si osservano in riferimento agli standard etici delle élite, alla loro preparazione, alla capacità di comprendere i problemi della gente. Intendiamoci, è difficile trovare un paese nel quale componenti significative della popolazione non siano caratterizzate da pensieri negativi nei confronti della politica e dei politici.
Ma le differenze sono evidenti, ad esempio, tra i paesi fin qui analizzati e altre realtà Ue. Soprattutto se si guarda verso il Nord, ad esempio a Olanda e Svezia, dove coinvolgono meno di un terzo della popolazione. Mentre dati paragonabili a quelli dell'Europa del Sud si osservano nei paesi africani, dell'America latina, ma anche negli Usa.
Se il tema dell'odio nei confronti dell'avversario è tornato di drammatica attualità, un filone crescente della letteratura accademica si concentra, da tempo, sull'impatto delle emozioni sul comportamento politico. L'attenzione si è soffermata, in particolare, sull'incidenza delle emozioni negative, quali la rabbia o la paura, nel favorire l'avanzata di forze politiche di destra radicale. Specie in connessione a temi come l'immigrazione.
Uno studio di Carol Galais e María Ruiz Hernández, pubblicato sulla rivista South European Society and Politics , estende l'attenzione a una emozione finora poco esplorata: la tristezza. L'indagine condotta sul caso spagnolo mostra come la tristezza – spesso connessa a temi economici e ambientali – inibisca, più che favorire, il voto per la destra di Vox.
Al punto che le autrici, attingendo alle riflessioni di Martha Nussbaum, sottolineano il potenziale della tristezza come “emozione civica”. Se la ricerca svela come tale stato d'animo possa avere un effetto di smobilitazione, rispetto al voto per alcuni partiti, resta da capire se e come possa essere raccolta e trasformata in consenso da altri. O se sia destinata a tradursi in distacco e disimpegno. Si tratta di quesiti che valgono per tutte le democrazie. Ma che assumono un significato particolare nel clima politico che avvolge il Sud del continente.
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