Scontri Musk – Ue, l’abbraccio mortale tra potere e tecnologia
Aristotele per primo aveva allertato l’Occidente sulle degenerazioni della democrazia. Siamo caduti nella deriva peggiore: l’autocrazia, modello autoritario alimentato dal potere dei ricchi

La recente multa da 120 milioni di euro inflitta dalla Commissione Europea a “X” per violazione delle norme che impongono l’obbligo di trasparenza e di responsabilità sui contenuti, ha provocato la risposta piccata di Elon Musk, che ha rimosso l’UE dal suo account paragonandola al “quarto reich”.
Non pago, ne ha invocato la dissoluzione per palese violazione dei diritti di libertà della Rete. Ciò la dice lunga sul disprezzo delle istituzioni che i colossi di Internet sbandierano senza pudore.
È in atto quello che Mariet Je Schaake, membro del Cyber Policy Center della Stanford University con alle spalle un’esperienza di parlamentare europea, ha definito Il colpo di stato delle Bigh Tech. Il ruolo degli Stati nello scacchiere geopolitico appare ormai sotto scacco, il futuro del pianeta si sta infatti giocando nell’orizzonte di una sovranità digitale fatta di un fitto intreccio di capacità tecnica e potere economico.
L’iniziativa europea non voleva certo attentare alla libertà di Internet, semmai limitare la volontà di potenza della macchina. Le classi dirigenti sono più che mai sollecitate a valutare le misure da praticare perché il governo dell’innovazione possa conciliarsi con i valori del confronto democratico.
Una politica afona, incapace di farsi sentire, ha demandato per troppo tempo all’arbitrio di potenti oligopoli privati l’intera organizzazione della convivenza umana, sacrificando il bene comune all’interesse economico dei signori dell’algoritmo.
Aristotele per primo aveva allertato l’Occidente sulle degenerazioni della democrazia. Siamo caduti nella deriva peggiore: l’autocrazia, modello autoritario alimentato dal potere dei ricchi. Se la diagnosi appare chiara, molto più difficile individuare i rimedi. Probabilmente stiamo pagando il conto di una fatale distrazione che ci ha portato nell’ultimo ventennio a concentrarci più sull’efficienza e la portata delle autostrade informatiche, che sulla qualità delle misure di tutela delle libertà faticosamente conquistate.
L’abbraccio mortale tra potere e tecnologia, che nell’amministrazione Trump sta svelando il volto forse più inquietante spinge a trovare dei rimedi per rivitalizzare una democrazia anemica e affermare una nuova età dei diritti.
Le contromisure a questa escalation passano attraverso un ripensamento degli organismi internazionali chiamati a mettere in campo nuovi approcci normativi in un contesto socio economico profondamente mutato. Esercitare la democrazia e farla valere in un perimetro fluido come quello in cui agisce la strumentazione digitale, sollecita a trovare pesi e contrappesi adeguati al livello di complessità che abbiamo raggiunto.
Una complessità che va oltre il visibile: l’assalto allo spazio già praticato con la guerra ibrida, attuato con l’hackeraggio dei satelliti, sta aprendo scenari inediti, che sono già reali. In questa prospettiva, densa di incognite, diventa della massima urgenza ridare dignità alle istituzioni parlamentari, come luogo della decisione, in assenza delle quali evapora la fiducia dei cittadini, che si astengono in massa e non credono più nel voto, strumento imprescindibile di partecipazione democratica.
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