I sovranisti fanno il gioco di Trump e Putin
Se l’Unione europea è un’istituzione ancora incompiuta, c’è molta strada da percorrere per “fare gli europei”

L’arroganza con cui i due nuovi alleati, Putin e Trump, trattano l’Unione è francamente sconcertante. Ma per entrambi è proprio l’Ue il vero nemico da distruggere. Certo l’Europa sconta molte, oggettive, debolezze strutturali, ma se si possono permettere di comportarsi così una parte significativa della responsabilità è proprio dei cittadini stessi dei Paesi dell’Unione. E dei loro governi.
All’interno dell’Unione ci sono governi di Stati che parteggiano apertamente per la Russia putiniana, come l’Ungheria e la Slovacchia. Ma quei governi sono stati eletti dai cittadini di quegli Stati. Anche grazie ad un’intensa azione di propaganda, una sorta di “guerra ibrida”, condotta dalla Russia, in altri Paesi dell’Europa occidentale, non solo dell’Est, crescono i consensi a partiti dichiaratamente ostili all’Unione, che ne tradiscono i principi di fondo.
Che paradosso vedere le quinte colonne di Putin al potere in Paesi che si stanno riarmando per difendersi dall’imperialismo del nuovo zar Vladimir Vladimirovič. Secondo il Censis, oggi il 62% degli italiani non crede più che l’Europa abbia un ruolo nelle grandi partite globali, e sia destinata all’irrilevanza. Il 30% guarda con simpatia alle autocrazie, ritenute in grado di esprimere al meglio lo Zeitgeist, lo “spirito del tempo” che viviamo.
Siamo agli antipodi dei valori etico-politici fondativi dell’Ue, per un cittadino europeo su tre. Sono parecchi i partiti sabotatori dell’Ue e dei suoi valori fondanti, dalla Spagna di Santiago Abascal con Vox alla Francia di Marine Le Pen, alla Germania di AfD, alla Gran Bretagna di Nigel Farage. Ma la cosa riguarda anche altri Paesi, dall’Olanda alla Finlandia, ad esempio. O l’Italia con la Lega di Salvini in via di crescente “vannaccizzazione”.
Ma anche con porzioni significative del partito di Giorgia Meloni. Sono tutti partiti di destra-destra. Sulla stessa linea si stanno posizionando anche partiti della sinistra-sinistra, come La France Insoumise di Mélenchon, o in Italia Avs, almeno in parte, oltre che la pseudo-sinistra del M5s di “Giuseppi” Conte. Che cosa li tiene insieme? Un generico ribellismo, certo, che vede nell’Unione la causa di tutto ciò che non va, ma anche un ritorno dell’ideologia del “sovranismo” nazionalista che ha causato all’Europa le tragedie delle Guerre Mondiali del Novecento.
In nome di un malinteso “amor di patria”, i cittadini europei che votano per questi partiti segano il ramo su cui stanno seduti, con autentico masochismo. Per distruggere l’unica cosa che può salvare la loro patria, cioè un’Ue più forte e più capace di fare con rapidità le scelte necessarie, con una governance rinnovata (senza voto all’unanimità, e quindi diritto di veto, su questioni decisive). E più assertiva, per una pace in Ucraina che non sia una resa all’aggressore. Senza timidezze nel ribadire la sua incrollabile fiducia nei suoi valori di fondo, quelli liberal-democratici. Che ben poco stanno a cuore a Mosca. Ma, oggi almeno, anche a Washington.
Gli Stati dell’Unione saranno anche dei nani, ma stanno sulle spalle di giganti: sui valori etico-politici di libertà e giustizia a cui molti, troppi, suoi cittadini non sembrano più dare importanza. Se l’Ue è un’istituzione ancora incompiuta, c’è molta strada da percorrere per “fare gli europei”. O almeno per convincerli a credere ancora in quei valori. —
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