Trump smantella l’Alleanza atlantica: ora l’Europa deve difendersi da sola
Dall’intuizione di Ippolito Nievo alla crisi atlantica di oggi: l’Europa esiste già nei diritti, nei valori e nelle pratiche. Ora serve il coraggio politico di una difesa comune

Ippolito Nievo scriveva nel 1858: «Io nacqui veneziano. .. e morrò per la grazia di Dio Italiano». Era solo una profezia. Nievo morirà nel 1861 senza vedere né il Regno d’Italia proclamato né Venezia annessa. Eppure si dichiara già italiano, perché l’identità precede le istituzioni.
Oggi 450 milioni di persone vivono la stessa condizione. Sono nati italiani, francesi, tedeschi, polacchi prima che i loro Paesi aderissero all’Unione europea. Ma oggi, che lo riconoscano o meno, sono europei. Non possono non dirsi europei. Perché, come spiegano costituzionalisti come von Bogdandy, l’identità europea si è costruita in più di 70 anni attraverso pratiche, diritti, valori condivisi che strutturano la nostra esistenza quotidiana. Non si fonda su etnia, lingua e territorio – i vecchi pilastri del nazionalismo ottocentesco – ma su principi costituzionali comuni.
Siamo europei perché condividiamo stato di diritto e indipendenza giudiziaria, democrazia rappresentativa e pluralismo, diritti fondamentali universali che nessun governo può cancellare, un modello di solidarietà sociale che ci distingue dal capitalismo selvaggio americano e dall’autoritarismo asiatico, un metodo deliberativo basato su negoziato e compromesso tra nazioni diverse senza imposizioni egemoniche. Tutto questo esiste già. Non è progetto futuro, è realtà presente. Eppure resta invisibile, poco riconosciuta come identità collettiva perché costruita attraverso integrazione giuridica ed economica quotidiana, non attraverso simboli emotivamente potenti.
Per questo l’Europa ha bisogno delle crisi per riconoscere se stessa. La crisi dell’euro ha rivelato l’interconnessione delle economie. Il Covid ha prodotto il primo debito condiviso. L’Ucraina ha reso evidente che la sicurezza è indivisibile. Le crisi non creano l’identità europea dal nulla: la rivelano. Rendono visibile ciò che era sommerso, trasformano pratiche implicite in scelte politiche esplicite. La crisi atlantica odierna, ruvidamente certificata dalla National Security Strategy 2025 di Trump appena pubblicata, rappresenta un nuovo momento di verità, più radicale.
Per settant’anni la sicurezza europea ha riposato su un patto: gli Usa garantiscono la difesa, l’Europa rinuncia ad un proprio ombrello nucleare. Quel patto è finito. Ma c’è di più. La strategia americana delinea un mondo organizzato in sfere di influenza delle grandi potenze.
Il Core Five al quale pensa Trump – Stati Uniti, Russia, Cina, India e Giappone – è un direttorio dove l’Ue non ha posto. Non perché debole militarmente, ma piuttosto perché rappresenta un modello alternativo fondato su diritti umani universali, multilateralismo, diritto internazionale.
Gli Stati Uniti di Trump vogliono liberarsi dai vincoli che l’Europa rappresenta: diritti umani, Corte penale internazionale, Organizzazione mondiale del Commercio, accordi sul clima. Vogliono un mondo dove la forza fa il diritto, dove le potenze decidono per sfere di influenza senza interferenze di norme universali.
L’Europa deve diventare attore geopolitico autonomo per necessità esistenziale: se non parla con voce propria nel mondo delle sfere di influenza, diventerà oggetto delle decisioni altrui. La trasformazione della Nato senza Usa in Comunità europea di Difesa è un passo necessario.
Non si riparte da zero: comandi, basi, procedure esistono già. Vanno europeizzati, posti sotto autorità politica europea con il passaggio cruciale al voto a maggioranza qualificata. È da augurarsi che anche i “collaborazionisti” – Italia, Austria, Polonia, Ungheria – sui quali punta Trump per indebolire l’Europa, si rendano conto che l’alternativa non è più sovranità nazionale ottocentesca, ma irrilevanza nel mondo delle sfere di influenza. Un’Italia sola non ha voce nel direttorio globale. Una Polonia sola non si difende dalla Russia.
Ma un’Europa di 450 milioni di persone, con economia da oltre 20.000 miliardi di dollari, può sedersi al tavolo e far valere interessi e valori. Il modello europeo – stato di diritto, democrazia, diritti umani, solidarietà sociale – può sopravvivere solo se l’Europa diventa attore capace di difendersi. Se resta frammentata, verrà schiacciata tra blocchi che hanno scelto logiche di potenza pura.
La crisi innescata da Trump è occasione storica. Come la guerra mondiale rese possibile la Ceca, come le crisi valutarie resero possibile l’euro, come il Covid rese possibile il debito comune, così la crisi atlantica può rendere possibile la difesa comune. Non perché crea l’identità europea dal nulla, ma perché rivela che esiste già.
Nievo scrisse «morrò italiano» senza vedere l’Italia unita. Noi possiamo scrivere “moriremo europei” con maggiore certezza, perché l’Europa unita esiste già nelle pratiche, nei diritti, nei valori. Le mancano “solo” istituzioni politiche adeguate. La difesa comune con decisioni a maggioranza è un passo che trasforma l’Europa di fatto in Europa di diritto. Se non avverrà, moriremo cittadini di piccole nazioni irrilevanti in un mondo di giganti. Non possiamo non dirci europei. La domanda è se avremo il coraggio di agire come tali.
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