La riluttanza al confronto in Parlamento
A più di un mese dalla tempesta delle prime mosse politiche del nuovo presidente degli Stati Uniti, il mondo politico italiano ha assistito soltanto a conflitti verbali fra i membri del governo e fra i partiti di maggioranza e quelli di opposizione


Quando un poliziotto libico arrestato in Italia venne sollecitamente rinviato al suo Paese, le opposizioni chiesero che la presidente del Consiglio riferisse alle Camere sulla vicenda, ma il governo rispose con gli interventi dei ministri degli Interni e della Giustizia.
Alla trattazione delle mozioni di sfiducia delle opposizioni contro i ministri Daniela Santanchè e Carlo Nordio, i parlamentari di maggioranza brillarono per l’assenza e si presentarono soltanto per chiudere con un secco diniego la procedura relativa alla ministra del Turismo.
A più di un mese dalla tempesta delle prime mosse politiche del nuovo presidente degli Stati Uniti e dei suoi collaboratori, il mondo politico italiano ha assistito soltanto a conflitti verbali fra i membri del governo, in particolare i due vicepresidenti, e fra i partiti di maggioranza e quelli di opposizione.
L’appello di Michele Serra per una piazza per l’Europa ha sollecitato qualche iniziativa di forze della minoranza per un confronto parlamentare in argomento, ma i giorni passano senza che Giorgia Meloni senta la necessità di riferire al Parlamento sull’atteggiamento che intende tenere in presenza dei durissimi attacchi contro l’Unione europea degli esponenti Usa e del loro comportamento nel caso dell’Ucraina, il che potrebbe portare alla elaborazione di una linea politica nazionale comune da adottare in presenza di capovolgimenti e torsioni altrui sino a poche settimane fa inimmaginabili, tanto più che oggi ci troviamo di fronte a sviluppi sui quali all’elettorato di entrambi i fronti non è stato dato modo a suo tempo di pronunciarsi.
Il confronto fra le vicende ora solo accennate induce a riflettere, da un lato, sulla facilità con cui si ricorre a iniziative parlamentari di facile contrapposizione fra i partiti che preludono purtroppo a esiti scontati; e, dall’altro lato, sulla riluttanza ad affrontare un confronto in Parlamento su temi che vanno aldilà della visibilità dei singoli raggruppamenti e toccano posizioni un tempo in apparenza generalmente condivise da un ampio schieramento di forze politiche.
La politica estera del nostro Paese, se concerne la posizione dell’Italia nel sistema delle relazioni internazionali, non può essere il risultato di ondeggiamenti solipsistici di chi guida il governo, spesso dettati anzitutto da preoccupazioni ideologiche concernenti l’allineamento con le posizioni di Donald Trump e consorti. Essa ha una sua continuità e tradizione.
Di questo le stesse opposizioni si dimostreranno pienamente consapevoli se sapranno tradurre le programmate iniziative di massa nella richiesta del cosiddetto campo largo di un confronto parlamentare con la premier che abbia di mira il rafforzamento della Unione europea.
Un’azione siffatta avrebbe il merito di raccogliere i messaggi che il presidente Sergio Mattarella quasi giornalmente rivolge alla comunità nazionale nell’esercizio del suo alto magistero richiamandone l’attenzione su vicende che possono portare a imprevisti capovolgimenti anziché essere occasione di un rilancio dell’Unione.
Dice l’articolo 64 della Costituzione italiana che i membri del governo hanno l’obbligo di assistere alle sedute delle Camere, se richiesti: la presidente del Consiglio si è nascosta dietro il velo delle competenze dicasteriali per lasciare ai ministri l’onere di esporre le posizioni governative su singoli problemi, sulla politica in tema di Ue questo sotterfugio non è più praticabile e quindi Meloni deve affrontare il confronto con le Camere.
Queste, d’altro lato, ne trarranno elemento di rivitalizzazione dopo una lunga stagione che le ha viste esaurire la loro funzione legislativa nella conversione di decreti legge, subire il monocameralismo della trattazione del bilancio imposto con maxiemendamenti e relative votazioni di fiducia, e ospitare micro-conflitti fra governo e opposizione.
Riproduzione riservata © il Nord Est