L’Occidente che rischiamo di perdere

Il movimento Maga negli Usa di cui Trump è l’epifenomeno più evidente  sta scardinando dalle fondamenta quello Stato di diritto che “è” l’Occidente. Ma per la premier Meloni non è rilevante

Vincenzo MilanesiVincenzo Milanesi
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la premier italiana Giorgia Meloni alla Casa Bianca
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la premier italiana Giorgia Meloni alla Casa Bianca

Mwga: Make West Great Again. L’acronimo, francamente impronunciabile per motivi fonetici, è copyright by Giorgia Meloni, che lo ha coniato in omaggio al Maga, cioè al Make America Great Again, marchio di fabbrica del movimento politico-culturale di cui Donald Trump è l’epifenomeno più evidente.

Omaggio a quel movimento, ovviamente, ma anche qualcosa di ben più importante: è costruito su un concetto, quello di “Occidente”, attraverso il quale la premier intende alludere a un’unità euro-atlantica, ideale e politica, quella che su base militare è la Nato. Auspicando che tale unità sia sempre più salda.

Nobile intento. Ma che cos’è l’Occidente di cui qui si parla? Lo ha chiaro la premier? Forse sì, ma se è così, il suo auspicio, e lo sforzo per renderlo concreto, sono destinati entrambi a un doloroso naufragio.

L’Occidente non è una categoria geografica, e nemmeno può essere ridotto a indicare quell’alleanza che, ai diversi livelli, tra le due sponde dell’Atlantico ha caratterizzato la storia del Novecento. Di quel “secolo breve” che nasce con l’intervento Usa nella Prima guerra mondiale, e poi anche nella Seconda, per contrastare le ambizioni della Germania prima guglielmina e poi hitleriana di conquistare l’Europa intera.

In entrambi i casi gli Stati Uniti sono intervenuti per difendere quell’Occidente che tutte e due le volte, anche se in modi profondamente diversi, era in grave pericolo.

Ma allora che cos’è questo Occidente? Se vogliamo andare al fondo delle cose, bisogna riconoscere che è una costellazione di valori che si costituisce sul piano etico-politico tra il Sei e il Settecento, nella cultura europea che vede l’affermarsi di un movimento filosofico chiamato Illuminismo. Per il quale la convivenza civile è regolata dal rispetto di alcuni diritti fondamentali, ritenuti “naturali”, inalienabili diritti della “natura umana”, attraverso una forma di governo che quei diritti riconosce, contrastando l’arbitrio dei governanti che viene limitato dalla separazione dei poteri in capo ai governanti stessi.

La Costituzione degli Stati Uniti d’America, così come la coeva “Dichiarazione di diritti dell’uomo e del cittadino” del 1789 della Rivoluzione francese, sono espressione della nuova realtà culturale che ha i suoi esordi con la Seconda gloriosa rivoluzione inglese del 1688-’89, quando in Inghilterra nasce la prima forma di monarchia “costituzionale”.

Nasce qui l’Occidente, dove le sponde dell’Atlantico sono unite nel nome di quella costellazione di valori sul piano etico-politico. Che, pur con tutti i limiti di costellazione di valori “borghesi” (dirà poi un filosofo dell’Ottocento oggi dimenticato, tale Karl Marx), rappresenta un salto di civiltà rispetto alle forme di governo pre-moderne. Sarà poi la stessa Europa, in cui si affermeranno nell’Ottocento e nel primo Novecento ideologie nazionalistiche nutrite di “volontà di potenza” imperialistica, a tradire quella costellazione di valori, che dopo due tremende guerre si riaffaccia proprio vedendo unite le sponde dell’Atlantico per riaffermarne la validità.

Oggi il movimento Maga negli Usa sta scardinando dalle fondamenta quello Stato di diritto che “è” l’Occidente. Ma alla premier ciò non sembra rilevante. O no? —

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