I moralismi sulla corruzione e il dovere di continuare a sostenere l’Ucraina
Lo scandalo è emerso perché Kiev è una democrazia, seppur incompiuta. Nessuna indulgenza, ma il Paese non va lasciato solo nel momento più difficile

Davvero non poteva capitare in un momento peggiore la vicenda di corruzione esploso nel mondo politico dell’Ucraina. E la corruzione appare tanto più odiosa sul piano etico quando si manifesta mentre il Paese è in guerra, al fronte si muore per difendere la patria dall’invasione russa, i civili sono costantemente oggetto di bombardamenti e sono al freddo e al buio per gli attacchi continui alle infrastrutture energetiche del Paese.
Qui da noi non mancano politici che non hanno perso l’occasione di sfruttare la situazione per ribadire le loro riserve, per essere eufemistici, sull’aiuto militare all’Ucraina. Ma come, dicono con sussiegoso cipiglio, mandiamo i soldi degli italiani a corrotti e corruttori che imperversano in quel Paese? Ostentando un moralismo peloso che suscita fastidio, se non disgusto.
Per fortuna ce ne sono altri che hanno marcato la loro distanza da quelle esternazioni. Intendiamoci bene: è necessario insistere perché venga intensificata da quelle parti una lotta serrata alla corruzione, ma senza far venire meno l’aiuto anche militare che consente a quel popolo coraggioso di resistere a un’invasione da parte di un esercito enormemente più forte che vuole privarlo della libertà.
Una cosa va detta con chiarezza: la corruzione è venuta a galla proprio perché quel Paese è una liberal-democrazia, pur se ancora, almeno in parte, incompiuta. Tale certamente non sarebbe più se prevalessero gli invasori. Sappiamo bene come i regimi autocratici non siano affatto immuni dalla corruzione, anche ai livelli più elevati dell’amministrazione statale.
Solo che proprio la mancanza della libertà impedisce, nove volte su dieci, che quella corruzione emerga, e anzi fa sì che diventi endemica perché sostanzialmente certa di una quasi totale impunità. Anche quando le vicende storiche li hanno avviati sulla strada della libertà, i popoli che per decenni sono stati sotto il tallone dell’autocrate di turno fanno fatica a eliminare in poco tempo la pratica radicata della corruzione. Che comunque non manca, anche se meno diffusa, anche in Paesi ormai sicuramente liberal-democratici, come ben sappiamo.
I moralisti di cui sopra non hanno mai sottaciuto la loro ammirazione per gli autocrati, nemmeno di quelli che invadono, in spregio a qualunque norma del diritto internazionale, uno Stato loro vicino, senza nemmeno nascondere il loro scopo: riportarlo sotto il dominio dell’autocrate che li ha invasi. Moralisti che oggettivamente si comportano, consapevolmente o meno, come “quinte colonne” di quell’autocrazia negli Stati liberal-democratici europei. Dove proprio la libertà consente loro di farlo.
È dovere morale autentico di quanti vogliono la pace, ma non senza giustizia e libertà, sostenere l’Ucraina con ogni mezzo tanto più convintamente oggi, nel momento più difficile: senza indulgenze per la corruzione, che va perseguita, ma anche senza moralismi pelosi, per un pugno di voti in più.
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