Niente orale alla Maturità: perché capisco quel rifiuto emotivo
In tanti esami di Stato ho visto studenti bravissimi cedere sotto la pressione delle prove, qualcuno inciampare allo scritto e altri faticare a parlare; ma anche exploit inaspettati. È la biodiversità di chi apprende


L’esame di Stato non è un esame di maturità. L’esame di maturità ce l’hai quando sali in macchina di notte e devi decidere se farlo da ubriaco o sobrio; se sei in un rapporto di coppia e vieni lasciato e devi ragionare se considerarla un’accettabile eventualità.
Ma allora, che cos’è mai l ’esame di Stato? Le annuali discussioni, partite sempre da qualche cangiante contingenza, sembrerebbero valutarlo come la materia oscura dell’intero universo scolastico, la quintessenza delle regole dell’istruzione, l’indicatore della qualità dei docenti preparatori e degli Istituti, addirittura della natura umana dello studente, messo di fronte alla possibile rivelazione di quale sia la sua vera maturità personale.
E tutto questo panorama di valori si condenserebbe, come per un’immensa forza gravitazionale, in qualche multiplo della decina, esteso da sessanta a cento.
L’esame che chiude i cicli di apprendimento superiore è stato sottoposto periodicamente a correzioni: nel numero di prove allo scritto, nel tipo di orali, nelle commissioni, a volte di soli commissari esterni, altre solo interni, altre misti. In funzione delle visioni dei ministri dell’Istruzione e delle risorse del ministero.
L’esame rimane uno snodo, obbligatorio e senza alternativa, per passare da un ciclo di vita, dove la formazione scolastica è stato un baricentro fondamentale, a un’altra fase.
Lo studente attraversa questo evento folkloristico (che personalmente mi divertiva) misurandosi con una comunità valutante che può essere severissima, generosissima, equilibrata ma anche annoiata o “impiegatizia”, cioè sempre affaticata per l’impegno docente.
Il voto finale, che dovrebbe essere un risultato potenzialmente oggettivo, si è determinato in contesti diversissimi e con commissioni d’ogni sorta. Insomma, tutti gli ottanta centesimi sono uguali? Esprimono qualcosa di comparabile? Certo che no.
Lo studente mette in campo la personalità che emerge in questa fase: la fermezza emotiva e il grado di apprendimento, ma anche l’ansia, le insicurezze, l’andamento delle relazioni che lo circondano e ne plasmano le capacità. In tanti esami di Stato ho visto studenti bravissimi cedere sotto la pressione delle prove, qualcuno inciampare allo scritto e altri faticare a parlare; ma anche exploit inaspettati, eloqui mai visti in anni di scuola e, ovviamente, tante meccaniche ripetizioni che rivelano memorie più che eccellenze. Alcuni voti sono stati penalizzanti e altri sorprendenti.
È la biodiversità di chi apprende, che è condizionata dal momento di vita e che la scuola vorrebbe etichettare come maturità, cioè traguardo definito, mentre in realtà fotografa transizioni, idee in movimento, caratteri in ebollizione.
Perciò non trovo strano, anche se inconsueto, che uno studente del Fermi di Padova non abbia voluto sostenere la parte orale dell’esame di Stato. Nessuno sarebbe così sciocco da sottrarsi all’insieme di prove perdendo l’anno scolastico. Ma qualcuno può decidere, spinto da motivazioni che gli appartengono, di uscire dallo spettacolo prima che termini.
Lo studente aveva già pagato il biglietto, lavorando per l’ammissione e superando gli scritti. Poi è emerso il rifiuto della rappresentazione finale. Criticando anche il ruolo del voto, della valutazione, del meccanismo di chiusura del ciclo scolastico. Ma forse ha giocato un desiderio emotivo: un mi alzo e dico di no.
Per qualcuno sarà stata volgare furbizia, per altri uno spavaldo coraggio. Dileggia l’istituzione? Probabilmente sì, perchè per molti il rito dell’esame condensa e rappresenta l’istituzione.
Sono riapparsi comunque temi su cui si dibatte da anni. Dentro e fuori la scuola. Per esempio le proposte di abolizione inseguono l’esame di Stato da anni. Ma se lo studente del Fermi si fosse seduto, e avesse risposto come da copione, la scuola d’Italia avrebbe chiuso le attività con animo sereno?
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