La controverità di Trump

La deriva anti-scientifica dell’amministrazione Trump e questa deriva autoritaria sono due facce della medesima medaglia

Vincenzo MilanesiVincenzo Milanesi

È forte nel mondo scientifico internazionale la preoccupazione per quanto sta accadendo negli Usa di Donald Trump. L’opposizione della destra di fede evangelica all’evoluzionismo darwiniano è cominciata prima dell’era trumpiana, così come ricordiamo bene le strampalate terapie del tutto prive di basi scientifiche cui si era affezionato The Donald durante il suo primo mandato, in piena epidemia Covid.

Ora le cose sono peggiorate. A cominciare dai pesanti tagli ai finanziamenti per le università americane, spesso tra le migliori al mondo, ma non sufficientemente “allineate” all’amministrazione trumpiana.

Così come le epurazioni compiute negli organismi preposti alla gestione della salute pubblica nei confronti di funzionari intenzionati a non cedere alle imposizioni del ministro della Sanità, Robert Kennedy Jr, campione dell’ideologia antivaccinista.

Sono apparse grottesche le esternazioni dello stesso Trump a proposito di uso di farmaci che male nascondono intenti ideologici del “nuovo corso” della politica Usa ispirati da un fondamentalismo religioso di matrice (sedicente) cristiana, anche cattolica.

E che dire delle parole dell’inquilino della casa Bianca all’Onu a proposito del climate change, fatto scientificamente appurato. Anche qui le motivazioni ideologiche sono evidenti, a favore della lobby dei produttori di combustibili fossili, assai potente negli Stati Uniti. Insomma, nel mondo Maga l’ideologia (e gli interessi che la sottendono) prevale sulla scienza, irridendo al suo rigore metodologico con arroganza e brutalità.

Molti analisti hanno ormai dimostrato con chiarezza come quello stesso mondo Maga stia sempre più riducendo lo spazio di agibilità democratica nella società americana, estendendo il ruolo del potere del presidente a colpi di executive orders, a scapito di quei “pesi e contrappesi” che hanno fatto degli Usa lo Stato-guida del liberalismo politico. La deriva anti-scientifica dell’amministrazione Trump e questa deriva autoritaria sono due facce della medesima medaglia.

La scienza sperimentale ha bisogno della libertà per crescere e prosperare, non può vivere all’interno di regimi autocratici. Solo la scienza evidence based è in grado di fornirci un sapere basato su teorie fondate su dati di fatto, che vanno confutate, se ci sono evidenze in contrario, sulla stessa base, con lo stesso metodo rigoroso e rispettoso di quanto i dati ci dicono.

Un regime autoritario è agli antipodi della liberal-democrazia, quella vera, non quella populista che si limita ad urlare che «uno vale uno». Solo una forma mentis fondata su una razionalità di tipo scientifico rende possibile esercitare un controllo puntuale di ciò che i governanti fanno, limitando l’esercizio del potere confutandone le affermazioni sulla base di argomenti basati sui dati di fatto. Come nella scienza.

Abbandonare questo metodo, che fa perno sulla razionalità e sulle evidenze cui essa ci mette di fronte, sarebbe la più grave delle “controrivoluzioni” della post-modernità. Che sembra avviata invece alla dittatura della post-truth fatta di imbrogli e di fake news. Come vorrebbe Donald Trump e il suo mondo Maga. 

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