Se l’odio colpisce in modo indiscriminato

L’aggressione a una famiglia ebrea in autogrill riporta a galla il timore per il risorgere dell’antisemitismo. Violenza porta violenza. E più violenza c’è, più l’indiscriminazione cresce

Valentine Lomellini
Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu

Il timore per il risorgere dell’antisemitismo è spesso stato al centro delle preoccupazioni delle autorità di pubblica sicurezza italiane ed europee. L’episodio di domenica scorsa, quando una famiglia ebrea francese, in soggiorno nel nostro Paese, è stata aggredita in un autogrill, riporta all’attenzione questo problema.

Alla vista del padre della famiglia, che indossava la tradizionale kippah, un paio di astanti hanno iniziato a gridare “Free Palestine” e, successivamente, ad insultarlo. Il signore ha reagito rispondendo e facendo quello che non pochi di noi avranno fatto di fronte ad un atto aggressivo: filmare l’episodio, schermarsi dietro lo schermo del telefonino.

A significare che di fronte all’aggressività, si può utilizzare l’arma della denuncia sociale tramite i media. Quando ha poi rifiutato di cancellare quel video, il gruppo, nutrito di nuovi rinforzi, ha pensato di passare direttamente all’azione e di aggredirlo fisicamente. Nel post-aggressione, il suggerimento che gli è stato dato è il seguente: “Bisognerebbe dire a Netanyahu di smettere di bombardare”. Come non concordare? Il problema è che, come ricordava la vittima: “Io non sono israeliano, sono francese”. I violenti dell’antisemitismo colpiscono indiscriminatamente: un ebreo è un ebreo, che importa se non condivide la politica di Israele e, magari non è nemmeno israeliano?

Questo episodio potrebbe essere il sintomo di un rivolgimento antisemita più esteso. Non è un caso che la European Education and culture executive Agency (EACEA) dell’Unione europea abbia appena diffuso un bando per finanziare iniziative per la formazione di una cittadinanza attiva, quasi interamente concentrato sulla prevenzione dell’antisemitismo.

Ben due linee di intervento sono dedicate al finanziamento di progetti che si focalizzino sulla memoria dell’Olocausto contro gli ebrei, dei genocidi e dei crimini contro l’umanità. L’obiettivo è quello di combattere l’antisemitismo nascente e crescente soprattutto dopo l’avvio della brutale politica di Netanyahu contro la popolazione gazawa.

L’EACEA intende investire più di 10 milioni di euro: una decisione politica che coglie i segnali provenienti dalle società europee in cui le varie forme di antisemitismo costituiscono da sempre un terreno di coltura comune tra l’estremismo di destra e quello di sinistra. Già nell’estate scorsa l’Europol aveva condotto un’operazione con lo stesso intento, riuscendo a rimuovere dal web oltre 2000 contenuti antisemitici: parole d’odio che ispiravano l’odio, fomentate dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e dall’intervento militare israeliano.

Certo è che la pervicacia con cui il primo ministro israeliano porta avanti un’aggressione militare contro l’intera popolazione di Gaza non può contribuire a migliorare la situazione. Anzi, rischia di trasportare il conflitto, traducendolo in un’ondata di antisemitismo in Europa.

Violenza porta violenza. E più violenza c’è, più l’indiscriminazione cresce. Nessuna distinzione. Senza ricordare che non tutti quelli che gridano “Free Palestine” sono antisemiti pronti a gesti d’odio; e non tutti quelli che indossano la kippah sono sostenitori della politica di Netanyahu.

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