Il volontariato italiano vale 93 miliardi di euro

Il non profit non è solo una cifra da mettere a bilancio: è una domanda aperta, quotidiana, rivolta a ciascuno di noi: quante persone raggiunge, quante vite rialza, quante comunità rimette in moto?

Emanuele Alecci

In Prato della Valle a Padova, una festa colorata ha raccontato il volto migliore del’Italia. Non è solo una kermesse, non è un semplice appuntamento in agenda: è la mappa vivente di un Paese che ogni giorno si tiene insieme a legami, fiducia, prossimità. Istat, in questi giorni, ha quantificato il valore economico del non profit: 93 miliardi di euro.

Un numero che fa impressione, che resta incompleto se non proviamo a misurare anche ciò che, per sua natura, sfugge ai conti: quante persone, quante vite, quante comunità tiene in piedi il volontariato. Il non profit non è solo una cifra da mettere a bilancio: è una domanda aperta, quotidiana, rivolta a ciascuno di noi. Quante persone raggiunge, quante vite rialza, quante comunità rimette in moto?

Il suo valore è nel “quanti” prima ancora che nel “quanto”: nelle mani che si danno il cambio, nelle voci che si ascoltano, nelle relazioni che prevengono le solitudini prima che diventino emergenze. Volontariato è tempo donato e competenze condivise. È la telefonata serale per verificare se un anziano ha bisogno di qualcosa. È il doposcuola che frena la dispersione e apre opportunità.

È il pasto caldo che, oltre a nutrire, restituisce dignità. È la rete capillare che custodisce beni comuni, dall’ambiente alla cultura, che presidia i quartieri, che fa della prossimità una politica pubblica di fatto. In un mondo che urla alla guerra, il volontariato abbraccia la pace. Non per ingenuità, ma per disciplina civile: educa al limite, alla responsabilità, alla convivenza.

È una palestra di cittadinanza che trasforma l’indifferenza in cura e la paura in fiducia. È un esercizio quotidiano di Costituzione: eguaglianza, solidarietà, partecipazione. Per questo le istituzioni non possono considerarlo un tappabuchi. Servono riconoscimento e alleanze: burocrazia più leggera, co-progettazione vera, educazione alla cittadinanza attiva nelle scuole, strumenti stabili per misurare impatti che tengano insieme economia e qualità delle relazioni. Non si tratta di delegare l’emergenza, ma di costruire insieme prevenzione, coesione, opportunità.

La festa non è stata un traguardo, è un invito. A partecipare, a dare una mano, a prendersi un pezzo di responsabilità. Basta un’ora a settimana per cambiare il passo di una vita, a volte di un quartiere intero. Non tutto si compra e non tutto si conta: molte delle cose che ci salvano hanno il prezzo leggero della gratuità e la forza tenace dell’impegno. Padova, oggi, è simbolo di tante piazze in tutta Italia. Guardiamole con gratitudine e lucidità. Non dimentichiamolo: in un tempo che sembra spezzare, il volontariato tiene insieme. E, tenendoci insieme, ci rende migliori.

*Rete Volontariato Europeo

 

 

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