Fiano contestato a Ca’ Foscari, il fanatismo che insidia la democrazia

In questi nostri tempi estremamente difficili e caotici si tende, da parte di chi è in malafede oppure (volutamente) ignorante, a confondere i piani (e le persone) per strumentalizzare l’ondata di emozione solidale con i palestinesi bombardati e scacciati

Massimiliano PanarariMassimiliano Panarari
La contestazione del collettivo Sumud e di Fgc contro Fiano
La contestazione del collettivo Sumud e di Fgc contro Fiano

Giustissima la causa palestinese. Sbagliatissimo un certo sedicente “attivismo” pro-pal, che si conferma pura intolleranza e violenza verbale. E che va a danneggiare la stessa battaglia per la quale si sostiene di essere impegnati. Un esempio lampante è quello della censura ai danni di Emanuele Fiano a Venezia.

Ex parlamentare, figlio di Nedo (sopravvissuto alla Shoah), presidente di Sinistra per Israele, Fiano era stato invitato a parlare dall’associazione Futura. Da giorni, però, era scattato il tam tam sui social del Collettivo Sumud e del Fronte della gioventù comunista per per impedirgli di parlare e realizzare un cosiddetto «presidio antisionista»; e, così, lunedì pomeriggio, nonostante il cambio di sede, un manipolo di attivisti pro-pal si è presentato con uno striscione non consentendogli di portare a termine il suo intervento.

Dalla rettrice di Ca’ Foscari alle forze politiche, in maniera trasversale e bipartisan, sono arrivate solidarietà e condanna dei facinorosi, ma questi ultimi sono riusciti nel loro intento e, aspetto centrale per tutti i gruppuscoli di violenti (verbali o che passano alle vie di fatto), hanno potuto riscuotere un’indebita pubblicità e notorietà, che gli permetterà di reclutare qualche ulteriore adepto per le loro squallide scorribande.

Bisogna, infatti, distinguere con precisione e nettezza quanto avviene in ogni episodio; ed evidenziare con la dovuta chiarezza come stanno le cose, perché in questi nostri tempi estremamente difficili e caotici si tende, da parte di chi è in malafede oppure (volutamente) ignorante, a confondere i piani (e le persone) per strumentalizzare l’ondata di emozione solidale con i palestinesi bombardati e scacciati.

Il punto è che Fiano risulta pubblicamente critico da sempre nei confronti del governo Netanyahu e, in particolare, dei partiti messianici dei fanatici e oltranzisti ultraortodossi che vogliono la deportazione della popolazione palestinese e vengono votati dai coloni. E nondimeno, in tutta evidenza, questa posizione «non è sufficiente», anzi non è legittima, per chi, sulla scorta di alcuni pessimi opinion-maker e delle organizzazioni islamiste terroristiche, si riempie la bocca dello spaventoso slogan «Palestina dal fiume al mare»: ovvero, tradotto in parole più prosaiche e immediate, la totale cancellazione di Israele e la distruzione dell’ebraismo organizzato in forma statuale.

Quanto accaduto a Ca’ Foscari – luogo, come tutte le università, costitutivamente preposto al confronto di idee e alla dialettica – ci racconta di una deriva e di una china sempre più pericolosa che ha contagiato vari atenei, a partire da alcuni dei più prestigiosi degli Stati Uniti, dove un mix di senso di colpa, radicalismo mal posto, connivenze di vario genere, infiltrazioni finanziarie, relativismo postmodernista sfruttato da alcuni cattivi maestri ha consentito di fondare sulla (ripetiamo: sacrosanta) causa palestinese una sempre più estesa campagna di odio antisemita.

Se lo domandava – avendo la risposta corretta – un campione del pensiero liberale come Karl Popper: fino a che punto si può essere tolleranti con gli intolleranti? Negare il diritto di parola di Fiano significa, appunto, varcare la soglia. E con gli intolleranti bisogna adottare la tolleranza zero.

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