Fotografia di un’Italia oltre la crisi
Ricostruire legami e responsabilità, riscrivere un patto per il futuro superando quella crisi di senso e di significato che sta facendo vacillare il senso di comunità è la proposta avanzata da Eurispes


La lettura della società che offre l'Eurispes nel suo 37esimo Rapporto Italia si snoda attorno ad alcune dicotomie che mostrano un Paese al bivio tra innovazione e spinte neoconservatrici.
Unione-divisione, cura-incuria, concentrazione-distribuzione, scelta-obbligo, speranza-rinuncia, agio-disagio: la nostra quotidianità oscilla tra questi versanti nella costante ricerca di un equilibrio. Siamo chiamati ad alcune scelte di fondo personali e collettive da compiere in risposta alle nuove sfide determinate dai cambiamenti radicali, che sono avvenuti nella situazione geopolitica internazionale, nell'evoluzione della scienza e della tecnologia, nei comportamenti sociali, nei linguaggi del "finanz-capitalismo" che oggi controlla e indirizza le scelte politiche.
Sollecitate dalle tante emergenze che si affacciano all'orizzonte, a cominciare dalla guerra, le élite globali italiane ed europee stentano, però, ad articolare una risposta. Sembra che «abbiamo smesso di capire il mondo», la complessità della rete dei fenomeni ci sovrasta, lasciandoci sbigottiti.
Abbiamo provato ad alzare il livello di osservazione grazie ai nuovi strumenti di cui disponiamo, che ci rendono tutti produttori di informazione, con il risultato di rimanere ingabbiati nel recinto di un pensiero corto, incapace di guardare oltre.
Viviamo il tempo fluido delle crisi ricorrenti, privati del racconto del mondo intessuto dalle grandi ideologie del Novecento, ci interroghiamo senza trovare soluzioni sulla fine della democrazia, sullo strapotere delle tecnologie digitali che stanno cambiando la tavola pitagorica del sistema partecipativo, modificando la percezione del bene e del male nel pericoloso disfacimento del senso di etica pubblica.
Questo scenario, di certo non rassicurante, non può lasciare spazio alla rassegnazione. Occorre rilanciare «un pensiero essenziale», che sia in grado di forzare il velo della finzione, che fino a oggi ci ha annebbiato il nostro sguardo, confondendo i lineamenti della realtà. Assuefatti alla superficialità, non siamo più abituati a cogliere a fondo la natura dei problemi.
Abbiamo, così, rimosso negli anni urgenze e deficit strutturali che ora non ammettono più ulteriori ritardi.
Dietro il sipario del Colosseo abbiamo "nascosto" il degrado delle tante periferie, non solo romane, emblema di uno sviluppo urbanistico dimentico dei bisogni dell'uomo; dietro la bellezza del mare e delle isole il degrado dei territori e il rischio idrogeologico connesso all'incuria dell'ambiente; dietro l'ubriacatura del web l'analfabetismo di ritorno, che puntualmente ci condanna all'ultimo posto delle graduatorie sulla capacità di comprendere testi molto elementari.
Come "Gulliver" da potenziali giganti, ci scopriamo fragili, prigionieri dei lacci e lacciuoli della burocrazia, ma anche di quei limiti che ci imponiamo e che smorzano quella creatività che i dati del Rapporto confermano come una connotazione distintiva dello spirito italico, che ha permesso al nostro tessuto imprenditoriale, da Nord e Sud, di superare anche i momenti, e ce ne sono stati tanti, più bui della contemporaneità.
Ricostruire legami e responsabilità, riscrivere un patto per il futuro superando quella crisi di senso e di significato che sta facendo vacillare il senso di comunità è la proposta avanzata da Eurispes, che spetta a chi ci governa saper cogliere senza tentennamenti, se vogliamo ricostruire un futuro condiviso di crescita.
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