La difficile sfida degli attentati semplici

L’auto piombata sulla festa dei tifosi a Liverpool ha provocato 47 feriti. Le autorità dicono che non è terrorismo. Siamo tutti più sereni? Dovremmo essere tutti più attenti. E’ la nuova sfida per le autorità di pubblica sicurezza dei Paesi europei

Valentine Lomellini
I rilievi delle autorità dopo l'attentato a Liverpool
I rilievi delle autorità dopo l'attentato a Liverpool

Un’auto sulla folla. Un’auto normale, «decente», dicono i testimoni, che si lancia all’improvviso in mezzo alla calca. Quarantasette feriti, tra i quali quattro bambini. Questo è l’esito – momentaneo – dell’atto compiuto da un anonimo bianco 53enne londinese, residente nella zona di Liverpool che, lunedì nel tardo pomeriggio, ha diretto la propria auto a tutta velocità contro i fan che festeggiavano la vittoria della squadra vincitrice della Premier League.

Il Premier Keir Starmer ha commentato angosciato l’evento, mentre le autorità di pubblica sicurezza per il momento non danno indicazioni in merito all’intento dell’uomo e alle ragioni che l’avrebbero spinto ad un atto così atroce (rischiando, peraltro, di restare linciato dalla folla).

Non è terrorismo. Siamo tutti più sereni? Direi che dovremmo essere tutti più attenti. Per quanto la matrice di questo atto possa non essere terroristica, le autorità di pubblica sicurezza dovrebbero prestare attenzione ad un trend preoccupante.

A prescindere dall’obiettivo o dalla matrice politica, sono sempre più frequenti i casi in cui soggetti che non appartengono ad organizzazioni terroristiche, utilizzano i mezzi della più recente ondata di terrorismo per mietere vittime nella popolazione. Stiamo parlando di mezzi comuni, e di auto, in particolare.

Il trend è particolarmente preoccupante in Germania: solo nel 2025, in febbraio, una bimba di due anni e sua madre sono state uccise da un investitore che si era lanciato contro una manifestazione sindacalista a Monaco; in marzo, a Mannheim, dove è morta una persona e varie sono state ferite; nel 2024, sei persone sono morte e 200 risultarono ferite dopo un attacco simile presso la città di Magdeburgo.

Gli autori degli ultimi due atti hanno rivendicato vaghe ragioni di natura politica che si saldavano con percorsi biografici di una difficile integrazione. Ma come dimenticare il massacro compiuto da David Sonboly, presso il centro commerciale Olympia, ancora a Monaco, nel luglio 2016? Le ragioni erano lontane dall’essere politiche ma di vendetta nei confronti di atti di bullismo.

È possibile prevedere questi atti, per definizione inaspettati e semplici da realizzare grazie a mezzi comuni come un’auto? Nel caso di Liverpool, la polizia inglese ha fatto presente di aver preso le precauzioni necessarie, chiudendo le strade vicine alla folla; l’attentatore sarebbe riuscito ad eluderle approfittando del varco creato per un’ambulanza necessaria per il soccorso di un uomo. Una sola falla nella sicurezza che ha consentito una potenziale strage.

Anche se il terrorismo di matrice islamista sembra essere un ricordo lontano, ha lasciato un’eredità pesante. Gli attentati degli anni Dieci di questo secolo, realizzati con coltelli, auto e camion, hanno mostrato la facilità di togliere un gran numero di vite umane con mezzi comuni e semplicemente reperibili.

La facilità nella realizzazione di un attacco associata alla sua imprevedibilità è la nuova sfida per le autorità di pubblica sicurezza dei Paesi europei. Una sfida che, davvero, sarà difficile da vincere.

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