I dieci punti del 2026 nel mondo: sarà un anno a due volti

Usa e Cina danno le carte, la Russia è l’incognita e l’Ue rischia di condannarsi a un ruolo di comprimaria. La parola più frequente sarà “alibismo”: la ricerca di giustificazioni a qualunque risultato contrario ai desideri

Marco ZatterinMarco Zatterin
Il presidente Usa Donald Trump
Il presidente Usa Donald Trump

Il 2025 è andato meno male del previsto, ma non bene come sarebbe stato giusto e necessario. Ci ha colpito “Trumpesta” che ha riformulato le regole dell’economia globale e delle relazioni multilaterali. È cominciata una nuova fase di riscrittura della storia in chiave regionale.

Usa e Cina danno le carte, la Russia spariglia, l’Europa è ancora solo comprimaria. Il 2026 comincia qui e, nella speranza che si propone di resistere all’inquietudine, si prepara a regalare altri colpi di scena. Per Morgan Stanley, l’anno che arriva «offre una gamma insolitamente ampia di possibilità per inflazione e crescita globale». Siamo sotto tiro e bene armati, ma il coltello è a doppio taglio.

1 Guerra e pace. Chi non crede ai miracoli, teme che la pace non verrà, perché la pace c’è quando nessuno uccide nessuno e tutti lavorano per tutti. Non è il caso. Se anche Russia e Ucraina trovassero un’intesa come si auspica, la migliore delle ipotesi è una concordia armata. Oltretutto, i più pensano che il neoimperialismo putiniano darà presto altri dolorosi sviluppi.

Non diversa sarà la situazione in Palestina, peggio in Sudan e nel Corno d’Africa, in un Pianeta che oggi registra una sessantina di conflitti. L’America vuole divorziare dalla Nato e Trump sogna il Nobel, però nel 2025 ha bombardato Siria, Yemen, Iran, Nigeria e Venezuela. L’Europa resta un villaggio sicuro, ma potrebbe non durare a lungo.

2 Divergenti alla meta. La tempesta commerciale di Trump ha scosso il mondo. Il protezionismo imbragherà gli scambi, rallentando uno sviluppo globale non magro (+3,2% il Pil globale secondo il Fmi). Crescono le diseguaglianze fra le economie che beneficiano del progresso tecnologico e quelle scarsamente competitive, indebitate e in declino demografico. Non si conoscono a fondo gli effetti della guerra dei dazi. Allianz prevede che saranno dimezzati.

3 L’ultima manovra. Dopo quattro bilanci ispirati dalla ferma volontà di imbrigliare il deficit, ma ricchi più di maquillage che di sostegno alla crescita, il governo Meloni arriva in vista dell’anno elettorale.

Col disavanzo blindato, e la possibile uscita dalla procedura Ue, s’immagina una “finanziaria” di spesa e mance ancora più evidenti. Il referendum sulle riforme istituzionali farà vibrare la politica. Le previsioni dicono che l’Italia sarà fra i Paesi a crescita minore. Il rischio evidente è di bruciare due anni fra pre-voto e voto.

4 L’Europa al bivio. Istituzioni deboli, idee confuse, euroscetticismo scatenato. Il voto più rilevante dell’anno è quello ungherese che misura l’indice Orbán del populismo anti-Ue e filorusso.

Possibile una tornata nella Francia che comincia l’anno col bilancio provvisorio e un governo claudicante. Il dopo Macron si decide nel 2027, quindi sarà facile vedere i Ventisette correre sulle uova fra esigenze di difesa e sociali, anatemi di Trump e insulti di Putin. Rischio grosso.

5 L’America a 250. Due secoli e mezzo di Stati Uniti da celebrare con le elezioni spartiacque di medio termine. Trump si comporta da aspirante Re Sole. I sondaggi danno i repubblicani in caduta, sebbene i democratici siano senza leader. La strada è lunga.

6 Scatole cinesi. Xi Jinping crede che «il Paese in grado di controllare l’Ai controllerà anche il secolo» e agisce di conseguenza. La Cina punta sull’export tecnologico e la manodopera a basso costo. Nessuno sa se il 2026 porterà l’attacco a Taiwan, ma è un’evenienza concreta dagli effetti dirompenti.

7 Due bolle blu. I tassi stabili o discendenti animano la Borsa. Due i rischi principali: esplode la bolla dell’Ai, visto che le quotazioni delle aziende del settore non rispettano i risultati economici; una crisi geopolitica (Taiwan?) che danneggi la fiducia, spinga l’oro su e i mercati giù.

8 Nuove intelligenze. Sempre più Ai. Bolla o non bolla, l’algoritmo influenza il modo di pensare, lavorare e creare. Satya Nadella, ceo Microsoft, sentenzia che «la tradizionale settimana di 40 ore è morta». Sullo sfondo, il cantiere del ritorno sulla Luna e i missili progettati per le atomiche nello spazio.

9 Un clima brutto. Usciamo dall’anno più caldo fra quelli misurati. Per gli scienziati non è un caso. Si richiede di inquinare, consumare meno e ripensare l’energia, perché quella che c’è non basta a sfamare l’Ai. Il Met Office britannico prevede che il 2026 sarà il quarto anno in cui la temperatura supererà di 1,4 gradi quella dell’era preindustriale.

10 La parola dell’anno. The Economist ha scelto Slop per il 2025. Sta per brodaglia. Descrive il flusso di contenuti digitali di bassa qualità generati dall’Ai. La parola per il 2026 è alibismo, lo stato d’animo che fa accettare uno scarso risultato o una privazione a condizione che si dimostri l’assenza di colpa. È il fantasma nella macchina che può renderci prigionieri. —

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