Se il Fisco fa volare le bollette

Le famiglie italiane pagano per luce e gas un prezzo tra i più salati d’Europa, con un inevitabile riflesso sul costo della vita, già pesantemente castigato dall’inflazione. E per contro la spesa pubblica lievita

Francesco JoriFrancesco Jori
Gli italiani sempre più impegnati a far quadrare i conti
Gli italiani sempre più impegnati a far quadrare i conti

Ridotti in bolletta: letteralmente, non solo per modo di dire. Le famiglie italiane pagano per luce e gas un prezzo tra i più salati d’Europa, malgrado il calo del costo della materia prima; e devono questo controsenso all’aurea sacra fames del fisco, che ha aumentato la quota di sua pertinenza del 28%, andando così a incidere sull’esborso finale.

Con una ricaduta sommersa, ma non meno devastante: l’inevitabile riflesso sul costo della vita, già pesantemente castigato dall’inflazione che da mesi erode i salari, mettendo alle corde soprattutto le fasce più deboli.

I numeri sono incontestabili: li ha presentati nei giorni scorsi alla Camera l’Arera, l’Autorità che regola il settore. L’Italia è seconda solo alla Germania per le bollette dell’energia elettrica per le utenze domestiche: paghiamo 35,70 centesimi di euro per kilowatt ora, contro i 28,03 della Francia e i 26,6 della Spagna, a fronte di una media europea di 25,92. È un divario che riguarda tutte le fasce di consumo, ma che grava più di ogni altro sui piccoli utenti, che devono sborsare una quota superiore del 12% rispetto ai pari grado francesi, e addirittura del 37 rispetto agli spagnoli.

Lo si deve alla mannaia della pressione fiscale, superiore del 51% a quella francese e del 36 rispetto alla spagnola, con un differenziale del 18% sulla media dell’area euro. Stessa mazzata per il gas. Lo scorso anno, il prezzo medio per i consumatori domestici è salito a 13,1 centesimi di euro per kilowatt ora, con un aumento del 15% sul 2023: un valore più alto del 5,3% sulla media europea. Anche qui sono i piccoli consumatori a risultare più penalizzati: per loro i prezzi sono aumentati del 17%. E pure sul gas si fa sentire il gravame della pressione fiscale, passata in un anno da 0 a 3,2 centesimi di euro per kilowatt ora.

Il bonus energia di 200 euro annunciato a fine mese per le fasce più basse non è che un’aspirina per contrastare una broncopolmonite. Poiché i rincari delle bollette gravano anche sulle imprese, è facile aspettarsi l’ennesima salita dei prezzi, in un contesto in cui il potere di acquisto delle famiglie è eroso ormai da tempo dal costo della vita.

Rispetto al 2019, l’anno pre Covid, le retribuzioni reali sono salite del 13%, l’inflazione del 18. Mangiare, pagare l’affitto, curarsi, tutto costa di più, colpendo in maniera devastante quote crescenti di persone: è l’Istat a segnalare che un italiano su cinque è a rischio povertà o di esclusione sociale, e che ormai 2,2 milioni di famiglie, 5,7 milioni di individui, sono in condizione di povertà assoluta. È in crisi anche chi pure ha un lavoro, causa i bassi salari: per quelli netti siamo al 23mo posto tra i 38 Paesi Ocse.

L’unico a non rimetterci, anzi a guadagnarci sopra, è un fisco già esoso di suo, considerando che quasi la metà dello stipendio dei lavoratori italiani se ne va in tasse. A questa trasfusione di sangue a proprio vantaggio, lo Stato aggiunge il lucroso sommerso di accise e addizionali varie, a partire da quelle su benzina e gasolio, per finire appunto a luce e gas.

Malgrado questa bulimia fiscale, con incassi oltretutto in costante aumento, la spesa pubblica non solo non diminuisce, ma lievita come un panettone: il rosso di bilancio ha superato i tremila miliardi di euro, siamo gli ultimi della classe in Europa; in cambio, abbiamo servizi pieni di buchi, dalla scuola alla salute ai trasporti. Ma lo spartito non cambia: a costo di ridurre gli italiani al buio, e alla canna del gas. 

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