Basta immobilismo: all’agricoltura servono visione e coraggio

La Commissione Ue punta sull’economia verde e semplifica i fondi: 300 miliardi per la Pac, ma scoppia la protesta dei contadini. Bruxelles: «Basta sussidi a pioggia, servono imprese moderne»

Marco ZatterinMarco Zatterin
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue

Senza agricoltura non si vive, senza agricoltura non c’è futuro. È per questo che, nella controversa proposta di bilancio europeo per il settennato 2028-2034 (2 trilioni, la più ambiziosa di sempre), la Commissione domanda agli Stati membri di confermare l’economia verde come destinazione privilegiata di fondi Ue (300 miliardi) e inserisce una serie di poste che possono raddoppiare la dote di partenza.

La strategia pensata dal team di Ursula von der Leyen, che ora deve essere approvata dall’Europarlamento e dalle assemblee nazionali, riscrive le procedure di erogazione per ridurre la burocrazia e migliorare la gestione dei flussi: lo schema si basa su 27 piani nazionali in luogo di 540 programmi comunitari. In tal modo, si intende limitare i passaggi amministrativi e consolidare il ruolo delle capitali, così da rendere più efficace e rapida l’erogazione. Per affrontare la realtà che cambia, sottolineano a Bruxelles, «abbiamo immaginato formule più moderne».

Mercoledì i contadini e le loro macchine rombanti sono scesi in piazza in tempo reale, mentre la l’Esecutivo varava il progetto, senza attendere il testo definitivo. Coi loro trattori da decine di migliaia di euro, comprati coi soldi del Bilancio Ue che contestavano, hanno bloccato Bruxelles come al solito. Spinti delle lobby conservatrici, hanno dimenticato gli appelli contro la tecnocrazia per criticare quello che sostengono essere solo un taglio dei sostegni, senza considerare che, alla prova dei fatti, può essere un processo in grado di permettere alle aziende verdi di crescere ed essere all’altezza delle sfide del secolo.

È vero che il portafoglio per il settennato della Politica agricola comune (Pac) è stato sforbiciato (da 386 a 300 miliardi), ma il commissario di settore, Christophe Hansen, giura che i pagamenti diretti sono salvaguardati. «Sui soldi che finiscono senza intermediazione nelle tasche dei contadini non c’è differenza», ha spiegato il lussemburghese. Oltre alla Pac, afferma la Commissione, l’agricoltura sarà foraggiata da parte dei piani di partenariato nazionali e regionali (disponibili 865 miliardi). Il Fondo per la competitività fornirà finanziamenti supplementari per la ricerca e l’innovazione nel settore agricolo, mentre è istituita una rete di sicurezza unitaria più ampia in caso di turbative del mercato: 6,3 miliardi in sette anni, cifra che «raddoppia di fatto la riserva per le crisi disponibile oggi».

La Commissione Ue apre il dialogo trattando l’agricoltura come un adulto capace di progressi. L’idea è che coltivatori e allevatori si facciano impresa, dunque non prendano i soldi a pioggia come succede da sessant’anni, ma accedano anche ai finanziamenti per la svolta tecnologica come un qualunque tipo di industria. Sono un comparto forte e cruciale, che fa bene a chiedere attenzione dall’Europa. In cambio, gli eroi del “verde” devono lavorare sulle filiere e la distribuzione, sull’evoluzione e la sicurezza del prodotto, per utilizzare i sussidi nell’interesse di tutti. Se Bruxelles non mente, e va naturalmente verificato, i governi possono stabilire che i soldi ci sono. Bisognerebbe a quel punto metterci altra qualità complessiva, e dare al comparto un nuovo metodo. Invece la lobby fa capire che non bisogna cambiare e gli Stati, per difendere il consenso, potrebbero seguirla nell’immobilismo. Come se il mondo che cambia come il clima, fuori e dentro il nostro continente, fosse disposto ad ascoltare loro. ma u

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