Chi c’è dietro l’attacco al Quirinale di Fratelli d’Italia

Stupisce che il partito della premier non abbia valutato le conseguenze della presa di posizione sull’affaire: la situazione va chiarita al più presto

Massimiliano PanarariMassimiliano Panarari
(foto Ansa)
(foto Ansa)

In queste ultime ore la politica italiana sta vivendo una burrascosa accelerazione (e l’ennesima involuzione).

Le vicende sono (tristemente) note: stando alle “indiscrezioni” de La Verità, il consigliere presidenziale Francesco Saverio Garofani si sarebbe lasciato sfuggire alcune considerazioni inopportune e un auspicio contro il ritorno della destra al governo.

Di qui, il quotidiano di Belpietro è giunto a descrivere un sedicente complotto antimeloniano ordito nientedimeno che da Sergio Mattarella. E, così, Galeazzo Bignami, capogruppo alla Camera di FdI, arriva stentoreamente a invocare una smentita da parte del Colle.

Le versioni divergono fortemente: Garofani ha menzionato una chiacchierata tra amici in cui avrebbe invocato un «provvidenziale scossone» riferito al Pd e al campo largo altrimenti incapace di essere competitivo (e qui, si potrebbe aggiungere, siamo «alla scoperta dell’acqua calda», non certamente dalle parti di un anelito golpista).

Altri attori sono entrati in campo – non sfuggirà peraltro come, nello stesso bacino mediatico filogovernativo, Il Giornale di Alessandro Sallusti abbia liquidato il retroscena che ha scatenato questo terremoto istituzionale come poco credibile –, e l’incendio continua a divampare.

A spegnere la querelle, in un senso o nell’altro, basterebbe che Belpietro rendesse pubblici gli audio di cui vociferano vari esponenti del partito di maggioranza; e, invece, le fiamme dilagano perché la premier si è recata al Quirinale ribadendo la richiesta di una smentita. Dunque, anziché fare la pompiera, in questa ennesima fase pre-elettorale ha scelto di continuare ad alimentare il fuoco dei sospetti e un contesto velenoso da cui trae beneficio – per fare un esempio – la nomenklatura putinista che gode di ogni divisione e conflitto fra le istituzioni dei Paesi occidentali.

Ancor più perché a essere stato assurdamente e indegnamente tirato dentro questa polemica, che sembra appunto montata ad arte (se di cospirazione si tratta, la sensazione è che l’abbiano ordita dei nemici del Colle...) è stato Sergio Mattarella, a breve distanza dalla sua visita in Germania e dalla riunione del Consiglio supremo di Difesa nelle quali ha mantenuto dritta la barra dell’appoggio all’Ucraina.

Anche sotto questo profilo stupisce un po’ che dalle parti di Fratelli d’Italia non si siano valutate le conseguenze della loro reiterata presa di posizione su questo affaire. Mattarella ha interrotto i legami e le relazioni con il suo mondo politico di provenienza da oltre un decennio, ovvero da quando è stato eletto a capo dello Stato.

La sua condotta equilibrata e cristallina e il suo ruolo di garante imparziale della Costituzione dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti, in primis di chi siede al governo. Pertanto, questa cagnara – nella quale fa capolino anche l’invocazione della libertà di espressione per Belpietro da parte di chi non dà spiegazioni sull’utilizzo del software Paragon per sorvegliare indebitamente vari giornalisti – risulta estremamente pericolosa. E, dunque, la situazione va chiarita al più presto, non trascurando peraltro alcuni segnali che paiono indicare una malcelata aspirazione di Meloni a trasferirsi sul Colle. E, allora, come diceva qualcuno che se ne intendeva: «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca…».

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