Affitti brevi, un fenomeno da gestire
L’incremento delle locazioni turistiche incide drasticamente sul mercato della casa

Gli affitti brevi sono un tema sociale e urbano, ben più che fiscale: ci accapigliamo sul moscerino e trascuriamo l’elefante.
Rinviato al Parlamento l’aumento dell’imposta (che nella legge di bilancio dovrebbe passare dal 21 al 26 per cento, ma che spacca la maggioranza di governo), resta il nodo di fondo: l’incremento delle locazioni turistiche incide drasticamente sul mercato della casa e sul modo di abitare le città. Non ha nulla di negativo in sé: anzi, consente di viaggiare anche a chi ieri non se lo poteva permettere. Ma come tutti i processi sociali, va gestito anziché subìto.
Il tema è ancor più forte in Friuli Venezia Giulia, ormai stabilmente sopra i 10 milioni di presenze l’anno, molte delle quali servite da locazioni di breve durata. Oggi a Trieste vi sono quasi tremila appartamenti a uso turistico, per almeno diecimila posti letto. In rapporto alla popolazione è circa il 20 per cento in più della media italiana. A Udine e Pordenone i dati sono nella media (circa duemila e rispettivamente ottocento posti letto), il che non deve stupire: gli affitti brevi hanno forte connotazione urbana e i grandi centri turistici come Lignano hanno una struttura diversa e consolidata.
Trieste in passato aveva molti alloggi sfitti a causa del calo demografico, ma già nel 2021 – ultimo censimento – questi erano scesi al 25 per cento del totale, due punti in meno della media italiana. Nelle province di Udine e Pordenone, al netto di Lignano e della montagna, la tendenza è analoga. È quasi certo che con il boom turistico degli ultimi anni la percentuale in regione sia scesa drasticamente. In pratica, lasciano le case vuote solo i proprietari che non vogliono occuparle.
Ribadiamolo: nulla di male. Più lavoro (o rendita immobiliare, fa lo stesso), forse più occupazione femminile, più reddito e benessere diffuso. Ma come ogni piccola rivoluzione sociale, anche questa porta con sé costi e storture.
Il mercato degli affitti tradizionali è quasi azzerato: molto più remunerativo ospitare i turisti attraverso le piattaforme online. Per chi cerca casa in locazione, magari per un trasferimento lavorativo, auguri. Ai giovani va ancor peggio. Chi desidera metter su famiglia o rendersi indipendente, e non ha ancora la stabilità o lo stipendio per sostenere il mutuo casa, non sa dove batter la testa.
C’è poi una seconda categoria di giovani che ignoriamo totalmente: gli studenti universitari. Con 20 mila studenti su una popolazione di 200 mila abitanti (uno su dieci!), Trieste è diventata città universitaria a tutti gli effetti. Rispetto al pre-pandemia le immatricolazioni all’ateneo sono cresciute del 32 per cento, contro una media nazionale di dieci volte inferiore. Udine è stabilmente assestata a 15 mila studenti, dato nella media italiana rispetto alla popolazione provinciale (3 per cento), ma molto alto rispetto a quella del Comune capoluogo (15 per cento). Più di tre quarti degli studenti di Trieste proviene da fuori provincia; circa un terzo di quelli di Udine, da fuori regione. Per loro, oggi, trovare un alloggio a condizioni accettabili è un’impresa quasi disperata. Le piattaforme online che stimolano gli affitti brevi sono il loro nemico invisibile. Il mondo interconnesso va così: una crescita di efficienza di Airbnb rende il diritto allo studio più costoso.
Infine, vi è un tema di sicurezza. Chi ospita turisti deve comunicarne l’identità alla questura, affinché le autorità sappiano chi pernotta in città. In un mercato improvvisato e sregolato, la tentazione dell’evasione (e quindi della mancata registrazione dei clienti) è forte, con il rischio che i malintenzionati vadano e vengano non tracciati. E non si venga a dire che anche per questo l’imposta deve restare bassa, poiché il 26 per cento di cui si discute è la stessa aliquota delle rendite finanziarie. Tutto ciò non per avversare gli affitti brevi, che sono una realtà del nostro tempo.
Ma per spingerci ad accompagnare i cambiamenti, anziché lasciarcene travolgere. —
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