Veneto Banca si dimette anche Vardanega

A solo 15 giorni dall'uscita del presidente Favotto lascia anche il vice che era candidato a succedergli. E ora c'è chi teme il commissariamento. A Vicenza, intanto, si ufficializza: "Dopo Zonin, ci sarà Dolcetta"

Due uscite importanti in poco meno di 15 giorni non sono da trascurare. Anche il vicepresidente di Veneto Banca Alessandro Vardanega lascia la Popolare di Montebelluna. La decisione è stata ufficializzata alla fine del board del 17 novembre con una nota in cui si spiega che "il Consiglio provvederà nel più breve tempo possibile alla nomina di una nuovo vicepresidente". Ringraziando l'imprenditore delle Industrie Cotto Possagno per "la competenza e l'impegno". E ora si teme il commissariamento: ipotesi non così lontana se altri membri del board lasciassero prima dell'assemblea e il Cda si trovasse sotto la soglia limite.

Il presidente Francesco Favotto aveva rassegnato le sue dimissioni lo scorso 29 ottobre, a seguito di un malessere. In quella data, quando già la Bce aveva dato il placet alla nomina a presidente del suo vice, appunto Vardanega, l'ex presidente di Confindustria Treviso aveva declinato l'invito, con sopresa di molti, sottolineando pieno appoggio, nel suo ruolo tecnico, al neo presidente eletto dal board Pierluigi Bolla.

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La redazione

Ma dopo solo una settimana, quell'appoggio è venuto meno, e Vardanega lascia la banca. Qualcosa non torna. E qualcuno parla di "diverse visioni". Insomma, è in atto uno scollamento, forse verso il nuovo corso che vede come amministratore un Cristiano Carrus focalizzato nella pulizia dei bilanci (non ancora conclusa), quotazione e aumento con un piano industriale da rispettare per rientrare nei dettami Bce.

Che ci fossero dei "mal di pancia" dentro il Cda è cosa nota. Che Favotto sia uscito, non solo per una questione di salute, ma di scontri interni al board, sta diventando più che un rumor. Sennò, sarebbe difficile spiegare, due dimissioni "importanti" a stretto giro di posta, dopo le dichiarazioni rilasciate da Favotto il 14 ottobre, quando aveva anticipato l'uscita dell'intero board con l'assemblea dei soci. Allora si doveva tenere il 5 dicembre, oggi è slittata al 19.

Tra l'altro Alessandro Vardanega non era un "vice qualunque", ma l'uomo che aveva tessuto la rete per il rinnovo del board quando Bce premette sull'ex dirigenza per l'uscita dell'allora presidente Flavio Trinca e del vice Franco Antiga con tutto il Cda compreso. Quello che, si diceva, doveva lavorare (nei bei tempi andati) per compattare la base sociale nell'ipotesi "banca veneta" frutto dell'unione PopVi con Veneto Banca.

L'ultima dimissione del nuovo board in ordine di tempo era stata quella di Matteo Zoppas anche quella datata 13 ottobre, poco tempo fa. E fu proprio in quella occasione che Cristiano Carrus fu cooptato in Cda e nominato amministratore delegato. Prima di lui, il 30 luglio, aveva lasciato la banca solo Vincenzo Consoli.

E' stato invece un consiglio “informativo” quello che si è svolto sempre il 17 novembre in Banca Popolare di Vicenza. "Si è discusso soprattutto della trasformazione in Spa", spiegano dall’Istituto. “Di tempi e modi”. La prova del nove per il board sarà martedì prossimo, 24 novembre. Le voci sull’uscita del presidente Gianni Zonin per quella data sono insistenti ma la verità dei fatti è che, a oggi, Stefano Dolcetta non è stato ancora cooptato dal Cda. E’ lui stesso a spiegare al telefono che “la decisione non è in capo a lui ma alla banca”. Anzi, è il Consiglio di amministrazione che decide. E vota.

“La mia disponibilità l’ho data a suo tempo” informa con correttezza l’imprenditore della Fiamm, vicepresidente di Giorgio Squinzi in confindustria. Che smentisce esistano ostacoli o rallentamenti al suo ingresso. E difatti la banca in serata conferma: "Dopo Zonin, ci sarà Dolcetta".

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