Una nuova cultura per la svolta tecnologica

Robot, Intelligenza Artificiale, machine learning ovvero macchine addestrate a imparare dai dati e a migliorare con l'esperienza, anziché essere solo programmate a realizzare dei compiti. Non abbiamo ancora ben compreso e, tanto meno, applicato i fondamentali della quarta rivoluzione industriale che già ci stiamo immergendo nella quinta. Velocità, cambiamento continuo sono i tratti dello sviluppo.
Siamo di fronte a cambiamenti radicali che impegnano le imprese in un’opera di nuova progettazione, individuando non solo norme esecutive, ma schemi cognitivi e manageriali diversi, scrivendo altre grammatiche comportamentali. Una ricerca, svolta presso imprese che hanno adottato robot e tecnologie digitali (Marini e Setiffi, Transformer. Le metamorfosi digitali delle imprese del Nord Est, Guerini), ha evidenziato le forti discontinuità dei processi, per molti versi inusuali e ignoti. Che, in alcuni casi, ha generato qualche conflittualità fra le diverse generazioni di lavoratori presenti nell’impresa.
Dunque, siamo di fronte a un fenomeno complesso che richiede un salto di prospettiva nell’organizzazione del lavoro e nelle abilità richieste a lavoratori e manager. Un balzo il cui fulcro risiede certamente nella modalità in cui i processi lavorativi si dipanano. Ma le radici del fenomeno affondano nella dimensione della consapevolezza che gli strumenti tecnologici richiedono: una alfabetizzazione e una socializzazione inedite. Verrebbe da dire, una rinnovata “educazione” all’impresa e al lavoro.
L’impatto e le conseguenze delle tecnologie digitali e dell’Intelligenza Artificiale sono multidimensionali e ancora in buona misura da scoprire. In questa sede proviamo a mettere in luce solo alcuni ambiti relativi all’organizzazione e al capitale umano.
Se il fordismo si fonda su operatività e ruoli funzionalmente definiti, robot e machine learning chiedono di fluidificare e connettere maggiormente i diversi processi mediante l’utilizzo di gruppi di lavoro. Il centro non è più, quindi, il singolo lavoratore, ma il suo sapersi relazionare con i colleghi. Ciò significa che il lavoro dei singoli si arricchisce della dimensione dell’autonomia, della indipendenza. Per certi versi, il lavoro viene liberato dai vincoli standardizzati, con una maggiore possibilità di sperimentare soluzioni di fronte ai problemi che si possono presentare. Non c’è dubbio che tale flessibilità sia da attribuire alle tecnologie, la cui caratteristica essenziale è di apprendere delle macchine medesime, di migliorare continuativamente le esecuzioni.
La maggiore autonomia si coniuga con un’organizzazione sempre meno calibrata sulle singole funzioni, e in misura crescente sui processi. L’obiettivo diventa l’ottenimento di (e il coinvolgimento dei lavoratori sui) risultati attesi.
E poiché si lavora in gruppo si deve essere in grado di intrattenere relazioni positive coi colleghi, coi quali si condividono responsabilità e creazione di uno spirito di squadra. Ne consegue, inoltre, che il raggiungimento degli obiettivi prefissati richiede una duplice capacità: migliorare progressivamente i contenuti operativi dell’esecuzione dei prodotti e, nel contempo, una continua acquisizione di competenze.
Come s’intuisce, siamo di fronte a una radicale trasformazione rispetto alla misurazione minuziosa dei movimenti e della produzione ipostatizzata da Taylor e Ford. Basti pensare al fatto che, in alcune aziende, i gruppi di lavoratori si autodeterminano orari e giorni lavorativi sulla base degli obiettivi da raggiungere, in modo flessibile e autonomo.
C’è, inoltre, un’integrazione e un superamento delle tradizionali divisioni organizzative per reparti e uffici. Il lavoro, paradossalmente, assume un carattere più umanistico che strettamente tecnologico. Uno dei grandi problemi nelle organizzazioni è quello di abbattere le barriere aziendali, perché non c'è alcuna trasformazione tecnologica se i reparti non si parlano. In questo senso, il lavoro con l’ingresso delle tecnologie digitali diventa “esigente”, dove il livello di impegno (engagement), identificazione e motivazione si posiziona su una scala più elevata.
La sfida delle imprese per attrarre e trattenere professionalità è costruire percorsi di employer branding, elaborando una narrazione nuova dell’azienda.
Lavorare in gruppo e per processi co-definendo gli obiettivi, miglioramento delle operatività, acquisizione continuativa di competenze, co-responsabilità sui risultati e gestione positiva delle relazioni: sono le dimensioni principali che, in un circuito virtuoso, si mescolano autoalimentandosi e sospingendo il lavoro in un territorio finora non esplorato.
Capacità relazionali e cambiamento culturale sono i prerequisiti perché robot, Intelligenza Artificiale e machine learning possano effettivamente dispiegare le proprie potenzialità.
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