Ucimu, nel secondo trimestre le macchine utensili in calo di circa il 40%

Il risultato è stato determinato sia dalla riduzione degli ordinativi raccolti dai costruttori italiani sul mercato interno (-44,7%) sia dal calo registrato sul mercato estero (-37,8%). Questo il dato effettivo. Occorre però considerare che questa rilevazione risulta in parte falsata perché nel periodo di riferimento è compreso anche il mese di aprile
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VICENZA. Cala ancora, come era prevedibile, l’indice degli ordini raccolti dai costruttori italiani di macchine utensili nel secondo trimestre 2020. In particolare, secondo la rilevazione elaborata dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per produrre, nel periodo aprile-giugno, l’indice ha registrato una flessione del 39,1% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Il risultato è stato determinato sia dalla riduzione degli ordinativi raccolti dai costruttori italiani sul mercato interno (-44,7%) sia dal calo registrato sul mercato estero (-37,8%). Questo il dato effettivo. Occorre però considerare che questa rilevazione risulta in parte falsata perché nel periodo di riferimento è compreso anche il mese di aprile, in cui le imprese sono state completamente chiuse a causa del lock down.

“Nel mese di aprile - ha affermato Massimo Carboniero, presidente di Ucimu - le imprese costruttrici di machine utensili come buona parte dei clienti sono rimaste chiuse, bloccando sia l’attività produttiva che quella commerciale. Tutto questo ha decisamente influito sul risultato complessivo del trimestre che mostra una situazione difficile per chi opera nel manifatturiero”.

“L’incertezza generata dalla pandemia e la sua diffusione asincrona nelle diverse aree del mondo - ha aggiunto il presidente - complica le cose e, indubbiamente, frena gli investimenti in sistemi di produzione, ma noi costruttori italiani rileviamo qualche piccolo segnale di ripresa soprattutto legato al mercato interno”. “D’altra parte, secondo i dati elaborati da UCIMU sulle rilevazioni di Oxford Economics, dopo la frenata dell’anno in corso, nel 2021 gli investimenti in nuove tecnologie di produzione dovrebbero tornare a salire. La domanda di nuove macchine utensili in Italia è attesa in crescita, del 31,5%, a oltre 3,5 miliardi di euro. Anche l’Europa dovrebbe mostrare vivacità, incrementando del 19,5% il consumo, sfiorando così i 18 miliardi di euro. L’Asia, con la Cina in testa, dovrebbe ritrovare lo slancio perduto, segnando una crescita della domanda del 35,3% pari a 34 miliardi, così come l’America i cui investimenti in nuovi sistemi di produzione dovrebbero raggiungere il valore di 11 miliardi di euro, il 31% in più rispetto al 2020”.

“Con queste indicazioni - ha commentato Carboniero - l’auspicio è che realmente il peggio sia alle nostre spalle e che i prossimi mesi dell’anno possano essere caratterizzati da una inversione di tendenza che precede il recupero atteso nel 2021. Anche in ragione di ciò UCIMU sta lavorando intensamente all’organizzazione della 32esima BI-MU che, in programma dal 14 al 17 ottobre, sarà il primo appuntamento espositivo dell’anno per gli operatori del settore e, considerato il posizionamento temporale, potrà beneficiare ancora delle misure di incentivo previste fino a fine anno dal piano Transizione 4.0”.

“D’altra parte, con riferimento al Piano Transizione 4.0, il credito di imposta, scelto come formula di incentivo in sostituzione di super e iperammortamento, è senza dubbio strumento valido e adeguato, ma rischia di non sortire gli effetti sperati perché il cambiamento non è stato comunicato in modo chiaro e perché l’effetto di questo piano può essere limitato, a causa del clima di generale incertezza. Per questo - ha aggiunto il presidente Carboniero - le misure del piano dovrebbero diventare strutturali, tali da coprire un periodo di almeno tre anni, così da permettere alle imprese di programmare nel tempo gli investimenti, ricreando un clima di fiducia volto a stimolare il miglioramento della competitività del manifatturiero italiano”.

“Alle autorità di governo chiediamo di intervenire sui fattori strategici per l’industria italiana: innovazione tecnologica e internazionalizzazione, risorse umane e costo del lavoro, finanza e patrimonializzazione. Interventi da fare subito, concretamente, per un vero piano di rilancio dell’economia italiana”.

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