Treviso, bar e ristoranti sempre più vuoti: cinquemila locali a rischio lockdown

TREVISO. Per cinquemila bar e ristoranti della Marca la zona rossa si avvicina pericolosamente. Il Veneto galleggia ancora tra la zona verde e l'arancione: se sarà arancione, bar e ristoranti dovranno rimanere chiusi per l'intera giornata, mentre i negozi continueranno normalmente a operare con l'eccezione dei centri commerciali nei festivi e nei prefestivi.
Con la spada di Damocle - per tutti - della possibilità di scivolare in una fascia di rischio sempre più alta, finendo quindi in un lockdown molto simile a quello di marzo. «Al di là di cosa saremo noi, il problema è che sulla nostra economia incidono anche le "zone rosse", come la Lombardia chiusa e i Paesi esteri che in questo momento hanno chiuso tutto» sottolinea Federico Capraro, Ascom Confcommercio, «i divieti in Lombardia o in altre regioni sono pesanti anche per noi dal punto di vista turistico, che in questo periodo significa business. La Lombardia è la prima regione in Italia per spostamento di flussi lavorativi, quindi è un grosso problema per tutte le nostre strutture che fanno meeting e convegni».
In provincia di Treviso le attività di ristorazione e somministrazione sono circa 5.400, muovono un giro d'affari di 180 milioni di euro al mese e danno lavoro a più di 20 mila addetti. «Bar e ristoranti in questo periodo lavoravano di giorno con il movimento dato da uffici e attività produttive, adesso forse sarà interdetto anche tutto questo. Se è il sacrificio che serve perché il picco sarà a metà novembre, lo facciamo. Ma sono un po' scettico perché questa è una stagione molto lunga, che finirà a marzo. Una "fisarmonica" di aperture e chiusure fino ad allora sarà un grosso problema. Dobbiamo trovare misure per convivere, così dal punto di vista economico per le aziende sarà un disastro. L'incertezza di essere aperto è peggio della certezza di essere chiuso, è una gestione antieconomica».
Secondo Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, nella Marca un'attività su cinque rischia di chiudere per sempre a causa di questo secondo lockdown, che per bar e ristoranti non sarà più "soft" del primo. i centri commercialiPer il momento tirano un sospiro di sollievo i negozi, la cui chiusura è prevista solo in caso di passaggio della regione in "fase tre", quella con il livello di rischio più alto.
Stop invece ai centri commerciali nel fine settimana, con una perdita stimata di incassi del 30% (su base settimanale) per tutti i negozi all'interno: «Non credo che le vendite dal lunedì al venerdì pareggeranno la chiusura del weekend» riflette Alessandro Cerato, responsabile del Conè di Conegliano, «credo che se si tratta di un solo mese sia una botta assorbibile, che non inficia la riapertura di dicembre. Tutti avranno necessità di riaprire in periodo natalizio, ci auguriamo di poterlo fare. L'obiettivo è anche salvaguardare il Black Friday dell'ultimo venerdì di novembre, che potrebbe dare un po' di ossigeno alle casse». --
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