Tre nubi sulla via della ripresa Ucraina, caro-energia, politica

Una ripresa “raffreddata”. E non si tratta solo degli effetti dell’ultima coda della pandemia o dei malanni di stagione. Se il finire dello scorso anno, registrato a novembre, aveva evidenziato orientamenti di imprenditori e manager largamente positivi sulla condizione economica del Nordest; e le previsioni per il trimestre successivo apparivano cautamente positive, a distanza di pochissimi mesi le prospettive mutano in modo sensibile. A sottolineare come ormai i contesti siano altamente variabili, anche solo nel breve volgere di 2-3 mesi.
L’abbrivio del 2022, pur evidenziando valutazioni sull’attuale situazione economica largamente positive, tuttavia tale opinione coinvolge un novero meno ampio di testimoni privilegiati rispetto al trimestre precedente. E parimenti accade volgendo lo sguardo ai prossimi tre mesi, dove si attenua il grado di fiducia sulle prospettive future.
In particolare, prende corpo una polarizzazione che divide più nettamente di prima la platea degli interpellati fra quanti continuano a manifestare orientamenti positivi (una quota costante) e altri che nutrono forti perplessità e prefigurano scenari negativi (in crescita).
A ben vedere, in questi mesi si sono addensate alcune nubi all’orizzonte che giustificano un simile mutamento di rotta: la pandemia che – sebbene ora in discesa – ha diffusamente imperversato a cavallo d’anno; il caro energia che molto preoccupa imprese e famiglie; le vicende delle attuali tensioni internazionali sull’Ucraina; le lacerazioni nel sistema politico nazionale post elezione del Presidente Mattarella e le fibrillazioni sull’Esecutivo di Draghi. Tutti fattori che non incidono positivamente nel tratteggiare le prospettive dell’economia.
Sono queste le opinioni di un ampio gruppo di testimoni privilegiati interpellati da Community Research&Analysis per i Quotidiani del gruppo GNN, con il sostegno del Banco BPM, con BEN–Bussola dell’Economia del Nordest. Rammentando che non si tratta di un sondaggio, BEN rileva il sentiment di figure imprenditoriali e manageriali che, in virtù della loro posizione privilegiata, possono fornire punti di vista e previsioni utili ad anticipare le direzioni dell’economia.
Osservando le valutazioni sull’andamento attuale dell’economia possiamo notare, pur comunque in una condizione di crescita rilevante, un trend che tende ad allineare il sistema produttivo regionale e nazionale, a quello europeo e mondiale.
Come se la situazione di difficoltà pesasse in misura maggiore sul Nordest e l’Italia, rispetto al contesto europeo e globale. La misura sintetica del saldo di opinione testimonia tale valutazione. Infatti, rispetto a novembre 2021, il saldo per l’economia regionale scende da +80,3 a +67,2. Parimenti quello nazionale cala da +77,3 a +62,6. Viceversa, quello europeo (da +68,7 a +63,1) conosce un leggero ridimensionamento, mentre risulta stabile quello (da +53,7 a +55,0).
Sia chiaro, si tratta sempre di indicazioni largamente positive, ma che si stanno raffreddando, in particolare per quanto riguarda l’economia nordestina e nazionale. Di conseguenza, il saldo dell’indice IPER (Indice di Performance) che sintetizza l’insieme delle diverse indicazioni, pur rimanendo anch’esso in campo ampiamente positivo, scende di 10 punti da +69,4 a +59,5. Se non si rilevano particolari differenziazioni fra i rispondenti dal punto di vista territoriale, sono invece più marcate – in senso negativo – le opinioni di chi opera nelle micro e piccole imprese (fino a 49 addetti) e nell’industria.
Volgendo lo sguardo ai prossimi tre mesi, incontriamo una dinamica analoga, seppure più accentuata. Le prospettive di una crescita economica si portano tutte su un livello molto simile per i diversi ambiti territoriali, oscillando fra il 60 e il 70%.
E così pure avviene chi prevede una flessione o una caduta importante, che annovera una media del 13% circa delle opinioni dei testimoni interpellati. In questo modo, considerando il saldo di opinione, notiamo una discesa che coinvolge tanto l’ambito regionale (da +73,4 a +57,0), quanto quello nazionale (da +68,7 a +52,4) ed europeo (da +61,3 a +50,9). Mentre rimane stabile quello globale (da +46,7 a +47,7).
Come in precedenza, la misura di sintesi dell’Indice sul Futuro (IF) cala da +61,3 di fine 2021 all’attuale +50,0. Anche in questo caso le valutazioni sono diffuse in modo omogeneo dal punto di vista territoriale, ma scontano differenze rispetto alle dimensioni d’impresa e dei settori economici. Nel primo caso, sono più preoccupate le micro e piccole imprese. Nel secondo, l’agricoltura, l’industria e le costruzioni.
A ben vedere siamo ancora di fronte a prospettive sicuramente positive, ma decisamente attenuate rispetto allo scorso anno dagli elementi di incertezza esterni ed interni all’ambito nazionale. Eventi eccezionali, si dirà, ma che indicano come la variabilità delle condizioni costituirà sempre di più la nuova normalità con cui convivere.
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