Riccardo Donadon: «Nel 2024 allarghiamo il Campus»

«Nei prossimi dodici mesi H-Farm sosterrà importanti investimenti e il consiglio di amministrazione ha ritenuto sarà più facile lavorare con finanze proprie». Riccardo Donadon, presidente e fondatore della società trevigiana con sede a Ca’ Tron, spiega così l’imminente aumento di capitale di quasi otto milioni di euro annunciato ieri e finalizzato «sia al sostegno finanziario di breve periodo che a garantire alla società le adeguate risorse finanziarie per proseguire nell’attività di sviluppo e crescita».
L’iniezione di risorse segue di pochi giorni la relazione della società di revisione che, pur non esprimendo rilievi, si conclude con un richiamo di informativa in merito alla “continuità aziendale”. Così ora l’aumento di capitale permetterà a H-Farm di essere sufficientemente patrimonializzata per la copertura delle esigenze finanziarie «anche nelle ipotesi di scenari negativi o incrementi del volume di affari non in linea con le attuali previsioni di crescita, rassicurando inoltre il sistema bancario e gli stakeholders tutti sulla capacità di autosostentamento della società».
L’assemblea degli azionisti è convocata per il 17 e il 18 gennaio. Nel frattempo, per supportare la temporanea necessità finanziaria, H-Farm ha ottenuto dal socio Cgn Futuro la disponibilità a un sostegno economico per un massimo di tre milioni di euro che, una volta erogato, produrrà un interesse annuo pari al 4% e dovrà essere rimborsato, in un’unica soluzione e contemporaneamente agli interessi, entro 5 giorni lavorativi dal perfezionamento dell’aumento di capitale.
Qual è il significato di questo aumento di capitale per una società come H-Farm?
«Il consiglio intende ribadire, in modo fermo e deciso, che questo gruppo di privati crede nel progetto e non ha intenzione di mollare la missione che ha intrapreso. La nostra è una società che di lavoro costruisce società e costruire richiede investimenti».
Dunque i nuovi capitali serviranno per sostenere nuovi progetti?
«Nel corso del 2024 abbiamo in programma di allargarci e la capitalizzazione permetterà nuovi sviluppi sul territorio. Acquisiremo infatti nuovi spazi con l’obiettivo di far crescere i posti letto che attualmente per i piccoli sono 233 mentre per gli universitari sono 250. Vorremmo salire a breve fino a 600 per questi ultimi. Per fare questo il consiglio di amministrazione ha ritenuto fosse opportuno lavorare con finanze proprie».
Nelle scorse settimane la pubblicazione della relazione della società di revisione Bdo Italia sul bilancio ha creato un clima di tensione verso gli stakeholder, in particolare verso le famiglie degli studenti iscritti. Qual è la vostra chiave di lettura?
«Sia per la società di revisione che per noi era una nota tecnica. Ieri abbiamo comunque deliberato l’aumento di capitale anche per togliere qualsiasi dubbio sulla solidità aziendale visto il grande volume di attori su cui il progetto incide. In quanto società quotata, veniva segnalato un fatto ampiamente noto anche al consiglio di amministrazione, ossia che nei primi mesi dell’anno ci sarebbero potute essere tensioni finanziarie. Tensioni però dovute al modello del ramo Education».
Per quale motivo?
«Perché è un ambito che vede soprattutto in primavera, quando ci sono le iscrizioni all’anno successivo, la gran parte dei movimenti di fatturazione. Un elemento noto a tutto il consiglio di amministrazione».
Riteneva sarebbe stato più semplice avviare il comparto Education?
«Si tratta di un ramo particolarmente complesso. Averlo avviato in pochi anni, e con due anni di pandemia in mezzo, ritengo sia stato un miracolo. Avere 2.200 studenti in una zona che non è certo Londra lo definisco un capolavoro».
Quali sono i numeri?
«Attualmente nella high school abbiamo il 55 per cento di presenza straniera. Un dato particolarmente importante perché dimostra come il nostro brand sia riconosciuto e apprezzato all’estero. Abbiamo 233 posti letto per i più piccoli, per i quali attualmente c’è la lista di attesa. Per gli universitari abbiamo 250 posti e puntiamo, dopo gli investimenti dell’anno prossimo, a portarli a 600».
Avete anche in progetto una ristrutturazione del debito?
«Negli ultimi anni è stato pulito bene. La società ha in cassa soldi e i soci sono ben disposti ad investire».
Con quale obiettivo?
«Il fine ultimo di H-Farm è realizzare un ecosistema di pensiero innovativo nel territorio per formare ed attrarre talento che possa accompagnare il cambiamento digitale. Non abbiamo scelto un percorso facile, ma ci anima un enorme responsabilità verso i giovani ed il futuro del territorio dove operiamo».
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